MIGRAZIONI E CONFINI
Entrambi i temi ci spingono a chiedersi, innanzitutto, quale fosse la destinazione primaria del Pianeta Terra.
Perché tutto ciò che conosciamo è stato creato; qualcosa -ben poco- dall'uomo. Il resto -il più- non lo sappiamo. Non sappiamo Chi, o
Cosa, creò la Terra, né a chi la destinò, a chi la consegnò.
C'è chi crede in Dio, o in altri Esseri Superiori; c'è
chi crede che il Grande Architetto dell'Universo sia la Natura stessa. Una cosa
è certa: questo Pianeta, secondo il nostro modo di pensare, di valutare e di
confrontare le cose, è qualcosa di così perfetto che non può essere nato dal
nulla, per caso, dal Caos; è impossibile negare che sia stato creato.
E così lo chiamiamo, nelle varie lingue: il Creato, the
Creation, la Creatiòn, la Crèation, die Kreation, la Creaciò, Skabelsen,
Chuàngzuò, Sozdaniye; in esperanto, la Kreo.
Bene. Una volta che ci siamo messi d'accordo sul fatto che Qualcuno, o Qualcosa, ha creato la Terra, e tutto ciò che di vivente la popola, penso che sia facile trovare l'accordo anche sul fatto che, in un certo periodo, diciamo gli ultimi trecentomila anni (ma non sappiamo fino a quando), il dominio del Pianeta è stato affidato agli esseri umani. TUTTO il Pianeta a TUTTI gli esseri umani. Senza distinzione di razze, di etnie, di gruppi, né di territori.
Anche perché 300 mila anni fa ce n'era per tutti. Gli esseri umani, 40.000 anni fa, erano 800 mila. Nel 5.000 a.C. erano 20 milioni.
Vero che si
facevano già le guerre, tra gruppi, tra tribù, ma era robetta. Sostanzialmente,
ognuno era libero di andare dove voleva, a cacciare, per procurare il cibo per
sé e la sua famiglia. Una famiglia (ma anche più famiglie insieme, una tribù)
migrava da un territorio all'altro, in cerca di pascoli migliori, o di boschi
con più selvaggina, e/o di acqua: fiumi, o laghi; il mare.
La Storia tramanda, fin dai tempi dell'antico Egitto, e
nel Regno di Israele, nell'antica Cina, e in tutto il mondo, il senso
dell'ospitalità, una nobile tradizione che tutti erano orgogliosi di
coltivare; dalla più misera delle capanne alla residenza più fastosa, gli umani
erano orgogliosi di ospitare viaggiatori, pellegrini. Al forestiero si chiedeva
prima dove fosse diretto, e dopo, ma con garbo, da dove veniva.
Ad un certo punto cominciarono a nascere i grandi imperi:
quello accadico, nel XXIV secolo a.C.; mille anni dopo, quello egizio,
nel XIV secolo a.C.; quello assiro, nel 2000 a.C.; successivamente
quello medo, poi quello persiano achemenide, poi ancora quello
della confederazione nomade Xiongnu (in Asia), poi il Regno di
Macedonia (Alessandro Magno), divenuto impero ellenistico, o ellenico;
in Asia, e nel vicino e medio oriente, l'impero cinese (le dinastie Han),
i Yuezhi, i Maurya, i Partico, i tibetani, gli unni,
l'impero sasanide (per 140 anni fu l'impero più grande del mondo), fino
ad arrivare all'impero romano.
Era scoppiata una pandemia; il virus dell'avidità aveva
infettato gli umani; i capi dei grandi imperi reclamavano territori sempre più
vasti per sé e per (dicevano) i propri popoli.
In realtà non volevano territori. Gli abitanti del
Pianeta erano 160 milioni; di terra ce n'era e ce ne avanzava per tutti.
Dicevano di cercare pascoli, o terreni da lavorare per
trarne prodotti agricoli, miniere dove, scavando, venissero fuori oro e pietre
preziose; ma in realtà volevano l'oro e le gemme già esistenti, quelle
contenute nei forzieri degli altri imperatori; cercavano il contante (si
direbbe ora), per aumentare le loro ricchezze, per essere più ricchi degli altri.
Non pensavano certo ai loro popoli, che consideravano solo guerrieri, carne da macello, carne da cannone (diremmo oggi); utili solo per combattere nelle guerre.
Guerre che spostavano continuamente i confini, come in un grande Risiko.
I confini, quelle linee di demarcazione tra territori,
non certo disegnate da Chi, o Cosa, ha creato il Pianeta, ma scaturite, invece,
dagli esiti delle guerre, dalla violenza
di umani su altri umani; la regola, infatti, è che chi vince disegna i nuovi confini, perché
chi perde è un coglione, e chi vince ha sempre ragione, si dice dalle
mie parti.
E siamo arrivati ad una divisione tra, da una parte, un occidente
ricco, e dall'altra i poveri della terra, che vivono al di là di
certi confini, e che bussano alle nostre porte, che vorrebbero venire a vivere
qui, dove, obiettivamente, si sta meglio. Ma noi:
Restate a casa vostra! Non vi vogliamo! Non c'è posto per
voi! Non osate attraversare i confini!
Ma se è vero quanto sopra, se è vero -come è vero- che i
confini sono il risultato di guerre perdute, di violenza di popoli contro altri
popoli, allora i figli e i nipoti di quelli che hanno perso le guerre non hanno
il diritto di provare a farci guerra, per riprendersi quanto a suo tempo
perduto?
Non c'è una specie di diritto alla rivincita, tipo a
briscola e tressette, o a poker? Non è che uno, nel momento in cui vince, può
alzarsi improvvisamente dal tavolo e andarsene, e dire che il gioco è finito. A poker si chiamano i giri!
La domanda (quella scomoda, provocatoria): se alcuni (o
tanti) tunisini incazzati armassero un esercito (o agissero in clandestinità,
tipo terroristi) e facessero guerra ad Italia e Spagna per riconquistare i
territori perduti nelle guerre puniche (Sicilia, Sardegna, Corsica, le Baleari, la Costa del
Sol), ci sarebbe qualcuno disposto a trovare una giustificazione al loro
comportamento?
I componenti di tale compagine, catturati, dalle forze
militari italiane e spagnole, mentre mettevano bombe diosadove, sarebbero
giudicati terroristi o prigionieri di guerra?
La morale comune riconoscerebbe loro la dignità di
combattenti, di gente con il diritto di cercare di riportare i confini nella
posizione originale? Che poi, quale si intende per originale? Quale posizione
vale? Quella di 200 anni prima, o di 1.000 anni prima, o 2.000, o 5.000?
O quella di quando i confini non c'erano? Quando non
esisteva la parola immigrazione (migrare in un posto chiuso; ma chiuso
perché, e da chi?) ma solo migrazione (spostarsi liberamente da un posto
all'altro).
Un giorno arriverà -ne sono certo- Il tempo delle formiche, o degli insetti, o delle scimmie, perché sarà il loro tempo di comandare sulla Terra, su tutto e tutti, umani compresi.
Chissà come andranno le cose.
