IL TESTAMENTO DI CAPO SEATTLE

 


Firenze Social Forum, 6 novembre 2002.

 

Capo Seattle era il capo delle tribù Susquamish e Duwamish, del gruppo dei Salish della Costa, che abitavano la regione del Pudget Sound.

Capo Seattle mantenne la pace, durante le rivolte del Nord Ovest dal 1855 al 1858, e,  all'Assemblea tribale del 1854, che doveva poi portare alla firma della Pace di Port Elliot, nel 1855, con il governo degli Stati Uniti d’America, pronunciò un famoso discorso noto come Il Testamento di Capo Seattle.

Il governo degli Stati Uniti decise, nel 1890, di dare il suo nome alla Capitale dello Stato di Washington e fece erigere un monumento sulla sua tomba.

Risarcimento morale, certo tardivo, dei mali che la civiltà dei bianchi  aveva portato ai Salish della Costa.


A me piace leggere il Testamento di Capo Seattle, e questa serata, fredda ma piena di stelle, e se spegniamo tutti i riflettori le vedremo meglio, mi sembra una serata giusta per leggerlo.

Perché questa sera sento che queste parole mi appartengono, ci appartengono; sento, so, che le parole di Capo Seattle sono i nostri pensieri.

Ragazze, ragazzi, e teste canute o pelate come la mia, non abbiamo inventato niente!

Non siamo stati noi i primi ad aver compreso che, ovunque, chiunque, deve poter chieder conto di ciò che lo riguarda.

Capo Seattle lo faceva 150 anni fa. Noi lo faremo questi giorni.

 

- O – O – O – O -

Il Grande Capo a Washington ci fa conoscere il desiderio di comperare la nostra terra, e ci invia espressioni di amicizia e di pace. È un gesto gentile da parte sua, poiché sappiamo che egli non ha molto bisogno della nostra amicizia.

Esamineremo la vostra proposta di comperare la nostra terra, uomini bianchi, poiché sappiamo che, se non vendiamo, potreste venire a prendervela con i fucili.

Ma . . . come si possono comperare, o vendere, il cielo, o il calore della terra? È un'idea assurda per noi. Come potreste infatti comperare da noi la frescura dell'aria, o gli zampilli  dell'acqua, dal momento che non ci appartengono?

Decideremo presto. Il grande Capo a Washington può avere, della sincerità delle parole di Capo Seattle, la stessa certezza che i nostri fratelli bianchi hanno del ritorno delle stagioni; le mie parole sono come le stelle.

Ma dovete comprendere la nostra perplessità. Ogni angolo di questa terra è sacro per il mio popolo.  Ogni ago di pino scintillante, ogni lido sabbioso, ogni bruma nei boschi, ogni radura, ogni insetto che ronza sono sacri nella memoria e nella esistenza del mio popolo. La linfa che scorre negli alberi porta il ricordo dell'uomo rosso. Noi siamo parte della terra ed essa è parte di noi. I fiori profumati sono le nostre sorelle; il daino, il cavallo e la grande aquila sono i nostri fratelli.  Le cime rocciose, le linfe dei prati, la foga irruente del cavallo, e l'uomo, tutto appartiene alla stessa famiglia.

Così, il Grande Capo a Washington ci chiede molto quando ci comunica il suo desiderio di comperare la nostra  terra. Prenderemo in considerazione la vostra offerta, ma non sarà facile. Questa terra infatti è sacra per noi.  Questi boschi sono il piacere della nostra vita.  Io non riesco a capire il vostro modo di pensare. L'acqua limpida che scorre in ruscelli e fiumi, per noi non è solo acqua, ma il sangue dei nostri antenati.

Se vi vendiamo della terra, dovrete ricordare che essa è sacra, e dovrete insegnare ai vostri figli che è sacra e dire loro che ogni ombra che si riflette nell'acqua chiara dei laghi parla di fatti e di ricordi della vita del nostro popolo.

Il mormorio dell'acqua è la voce del padre di mio padre. I fiumi sono nostri fratelli, placano la nostra sete, trasportano le nostre canoe e nutrono i nostri figli.

Se vi vendiamo la nostra terra dovrete ricordare ed insegnare ai vostri figli che i fiumi sono i nostri fratelli, . . . e i vostri, e dovrete quindi avere  per loro lo stesso riguardo che avreste per un fratello.

Sappiamo che l'uomo bianco non comprende il nostro modo di pensare. Per lui un pezzo di terra vale l'altro, poiché egli è uno straniero che arriva di notte e prende dalla terra tutto ciò che gli piace. La terra non è per lui come un fratello, ma come un nemico, e una volta che l'ha conquistata l'abbandona.

Egli si lascia alle spalle la tomba di suo padre e non se ne cura.

Non gli importa di privare della terra i suoi figli.

Egli trascura la tomba di suo padre e i diritti vitali dei suoi figli.

Tratta sua madre la terra e suo fratello il cielo come fossero cose che si comprano, si saccheggiano, si vendono . . . non diversamente da pecore o gemme scintillanti.

La sua voracità divorerà la terra, . . . e lascerà   dietro di sé   solo il deserto.

. . .

Io sono un selvaggio e non comprendo un modo di pensare diverso dal mio.

Ma . . .  Ho visto un migliaio di bufali in putrefazione nella prateria, lasciati dall'uomo bianco che li aveva abbattuti sparando da un treno in corsa.

Io sono un selvaggio, ma non comprendo  come il fumante cavallo di ferro possa essere più importante del bufalo, che noi uccidiamo solo per sopravvivere.

Che cos'è l'uomo senza le bestie?  Se esse sparissero, l'uomo morirebbe; non di fame, ma per una grande solitudine dello spirito.  Poiché tutto ciò che accade agli animali ben presto capita anche agli uomini.

Tutte le cose sono collegate fra loro.  Tutto ciò che la terra subisce, lo subiscono anche i figli della terra.

Se gli uomini sputano per terra sputano sopra se stessi.

Questo noi sappiamo: la terra non appartiene all'uomo, è l'uomo che appartiene alla terra. 

Questo sappiamo.

Tutte le cose hanno un legame, come il sangue che unisce una famiglia.  Ogni cosa è collegata alle altre.

Qualunque cosa accade alla terra, accadrà anche ai figli della terra.

Non fu l'uomo a tessere la trama della vita; egli non è che un filo di questa trama. Tutto ciò che egli fa alla trama lo fa a se stesso.

No, il giorno e la notte non possono coesistere.

Rifletteremo sulla ragione che spinge l'uomo bianco a voler comperare la nostra terra.

"Che cos’è che l'uomo bianco vuole comperare?" mi chiede il mio popolo. Quest'idea è assurda per noi.

Come si possono comperare o vendere il cielo, il calore della terra?  La rapidità dell'antilope? Come possiamo mai vendervi queste cose?   E come potete comperarle?

Forse che la terra è vostra e potete farne ciò che volete solo perché l'uomo rosso firma un pezzo di carta e lo dà all'uomo bianco?

Non ci appartengono né la freschezza dell'aria né il riflesso cristallino dell'acqua; come potete dunque comperarli da noi?

Come potrete riacquistare i bufali, quando anche l'ultimo di essi sarà stato ucciso?

Ma rifletteremo sulla vostra offerta di comperare la nostra terra, uomini bianchi, poiché sappiamo che, se non vendiamo, potreste venire a prendervela con i fucili.

Ma . . . anche i bianchi passeranno; forse più in fretta delle altre tribù.

Continuate ad insudiciare il vostro letto e una notte morirete soffocati dalla stessa vostra immondizia.

Nel vostro declino risplendete di luce viva, infiammati dalla forza del Dio che vi portò su questa terra e che per qualche fine particolare vi concesse di dominare su di essa e sull'uomo rosso.

Tale fine resta per noi misterioso, poiché non comprendiamo per quale motivo si massacrano tutti i bufali e si addomesticano i cavalli selvaggi.

Negli angoli reconditi della foresta si sente il greve odore di molti uomini.

Dio vi ha concesso il dominio sugli animali, i boschi e l'uomo rosso, per qualche speciale fine, e tale fine resta per noi un mistero.  Potremmo capirlo se sapessimo che cosa sogna l'uomo bianco, quali speranze egli confida ai suoi figli nelle lunghe sere d'inverno, quali visioni, che si trasformeranno domani in desideri, egli suscita nelle loro menti.

Quando l'ultimo uomo rosso sarà sparito da questa terra e il suo ricordo sarà solo l'ombra di una nuvola che si muove sopra la prateria, su queste sponde, in queste foreste, vi saranno ancora gli spiriti del mio popolo, poiché essi amano questa terra come un neonato ama il battito del cuore di sua madre.

Se vi vendiamo la nostra terra,  amatela come noi l'abbiamo amata.

Abbiate cura di essa, come abbiamo fatto noi.

Ricordatevi sempre come essa era quando la riceveste.

E con tutta la vostra forza, con tutta la vostra intelligenza, con tutto il vostro cuore, proteggetela per i vostri figli e amatela come Dio ama tutti noi.

Una cosa sappiamo: il nostro Dio è lo stesso che il vostro.  Questa terra Gli è cara.


Ricordate: neppure l'uomo bianco può sfuggire al comune destino!

–  O – O – O – O – 

 


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