DI IMMIGRAZIONE E DI CAVALLI DI RITORNO - CONCLUSIONI


MORALE, FUTURO E PRESENTE.

La settimana scorsa abbiamo analizzato alcune cause dell'immigrazione, ed una serie di dati relativi ad alcuni costi e benefici, per la società italiana, che tale fenomeno comporta. Oggi vorrei affrontare, come promesso, la questione morale, il futuro, ed il presente (inteso come cose da fare oggi, per garantirci un  buon futuro).

La questione morale per me è presto definita, perché non può prescindere dalla destinazione primaria delle risorse del Pianeta: tutte a tutti, perchè tutte le risorse del Pianeta sono di tutti.

Perché Colui che ha creato l'Universo, se ci credete, o la Natura, o Chi altri o Cosa più vi piace, certamente non ha destinato gli italiani ad una terra fertile e rigogliosa, baciata dal sole, lambita dai mari ed attraversata da fiumi che formano laghi meravigliosi, e condannato altri (per esempio africani) a terreni aridi, troppo o troppo poco assolati, soggetti a siccità o a inondazioni, perchè a Lui, o alla Cosa, gli italiani piacevano e gli altri gli stavano sul picchio!

Ovvio che no

Sappiamo tutti che i confini sono stati tracciati grazie a violenze di ogni tipo, guerre, sopraffazioni, odio, lacrime e sangue.

E se è vero -come è vero- che nel terzo millennio tutti gli abitanti del Pianeta globalizzato hanno ormai raggiunto un buon livello (rispetto al passato) di capacità di comunicare e di informarsi, credo che ormai ogni terrestre sia consapevole che a lui tocca esattamente la stessa parte che ad ognuno di tutti gli altri abitanti della Terra. E che coloro che fino ad ora hanno avuto meno, pensino:

"Anzi, chi già ha avuto, per secoli, di più, dovrebbe restituire qualcosa a chi, per secoli, ha avuto di meno. Ma lasciamo stare. Il passato è passato. Ma per il futuro, quello che tocca a me e alla mia famiglia è mio e della mia famiglia, non solo tuo!"

Ogni altra interpretazione del fenomeno dell'immigrazione è idiota. 

Ogni soluzione che non preveda una equa ripartizione delle risorse è idiota. 

Chi vuole vivere largo, e pensa che in questa casa siamo diventati, o stiamo per diventare, troppi, 

- o cambia casa;

- o trova un sistema che convinca chi sta arrivando che è più bello continuare a vivere dove sta oggi. Come? A titolo esemplificativo, ma non esaustivo:

    - magari facendo in modo che le multinazionali smettano di derubarlo, in modo che possa ricevere il giusto prezzo per le risorse del sottosuolo di cui molti di quei paesi dispongono (vedi articolo di giovedì scorso);

    - magari insegnando loro a pescare (sostenibilmente, cioè lasciando in mare abbastanza pesci per far sì che la popolazione marina possa riprodursi e l’attività di pesca possa così proseguire in eterno),  nei loro pescosissimi mari, invece che pagare tangenti ai loro politici corrotti che rilasciano concessioni di pesca alle multinazionali che pescano distruggendo, a volte irrimediabilmente,  flora e fauna marina.


C'è, poi, il problema demografico, che affligge sia che cresce, che chi decresce, in modo abnorme. 

Il sottoscritto è nato nel 1950, quando il Pianeta Terra contava 2 miliardi e mezzo di abitanti. Io sono ancora qui, e siamo più che triplicati. Siamo, oggi, più di 8 miliardi. Magari troppi. Non so se ce n'è per tutti, ne se ce n'è per il livello di vita a cui tutti ambiscono. L'unica cosa certa è che se in una generazione (la mia) siamo triplicati, vuol dire che, se c'è bisogno, in due o tre generazioni possiamo smettere di riprodurci senza criterio, e addirittura diminuire. Sembra -dicono gli scienziati- che la popolazione mondiale, entro tre decenni, diminuirà, per le tre seguenti cause: urbanizzazione, tasso di natalità ed invecchiamento.

Urbanizzazione significa adattarsi a un nuovo stile di vita, in cui il prezzo da pagare, per le famiglie numerose, è più elevato, e spinge quindi al contenimento delle nascite. Oltre a ciò, l'emancipazione femminile muta la vita delle donne, che in città hanno maggiori possibilità di accesso all'istruzione e al lavoro, e quindi all'informazione su prevenzione e metodi contraccettivi, e al desiderio di esprimersi lavorando, e non rimanendo a casa con i figli. Testimonianze in questo senso vengono, anche, dalla drastica diminuzione del numero delle gravidanze adolescenziali.  

Tasso di natalità. Il dato più importante è il cosiddetto tasso di sostituzione (rapporto nascite/morti); quando è 2,1 la popolazione resta stabile. In 8 dei 10 Paesi più popolosi è già al tasso di sostituzione naturale o al di sotto.

Invecchiamento. Buona parte della crescita della popolazione mondiale attuale è avvenuta in relazione all'allungamento della vita. Ma sembra che si sia arrivati molto vicini al limite, e che meglio non si possa fare.


In ultimo, ma non per ultimo (anzi, il problema è urgente): le nostre aziende hanno il problema di trovare due milioni di lavoratori, perchè i nostri giovani scappano all’estero, alla ricerca di stipendi migliori, altri non studiano e non lavorano, e la formazione è allo sbando, 

In Italia non si trovano i lavoratori che si cercano. Il fenomeno si chiama mismatch. Riguarda tutte le economie avanzate, ma da noi è molto più grave che negli altri Paesi. Nello scorso anno due milioni di posti sono risultati quasi impossibili da coprire, nonostante due milioni di disoccupati. 

Ed altri due milioni di giovani Neet, un quarto di quelli tra 15 e 29 anni, non studiano, non si formano, non lavorano.

Abbiamo bisogno di lavoratori di basso livello (badanti, agricoltura); di medio livello (industria, turismo e sanità); di alto livello (ricerca, ma anche più semplicemente elettronica, ingegneria, software).

Soluzione immediata? Attingere all'immigrazione, integrando, integrando, integrando.



Ovvio che le parole del 'cognato' (Lollobrigida) sono a dir poco mal pesate. La paura della sostituzione etnica, tipica del razzismo e della miopia destrorsa, è semplicemente demenziale, se in buona fede. Se in malafede, è l'ennesimo tentativo di creare paura ed insicurezza, per poi imporre una nuova sicurezza, con i più ampi poteri. Qualcosa come la strategia della tensione negli anni di piombo, o del più recente salvinismo in cerca di pieni poteri.

No, Lollo. Abbiamo bisogno di integrazione, non di paura. L'unica paura che dobbiamo avere è quella di politici incapaci di parlare e di star zitti.

Con ciò, credo di aver finito.

Ce ne sarebbe, ancora, di che parlare, ma per questo fine settimana, che auguro a tutti sereno, basta.

Saluti cordiali.

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