LE RIFORME FISCALI

È di tutta evidenza che con l'introduzione dei codici tributo l'Agenzia delle Entrate è in possesso dei dati relativi agli incassi complessivi, anno per anno, da ogni categoria di lavoratori.

Ciò premesso:

1. Mi chiedo se i parlamentari, quando votano le riforme fiscali, solitamente varate dai governi, verificano gli effetti sortiti dalle precedenti riforme. 

Per esempio: la cedolare secca sugli affitti ha favorito l'emersione del nero ed ha portato più soldi nelle Casse dello Stato? Perché se sì, va confermata, se no, va cambiata. 

Idem l'introduzione dell'obbligo del pos per i taxisti, i ristoratori, i parrucchieri, etc etc. 

Oppure se una deduzione dell'x% dell'importo pagato per le visite specialistiche fosse reso, per un anno, deducibile per tutti i cittadini (che così pretenderebbero la ricevuta fiscale dallo specialista), e l'anno dopo i numeri confermassero incassi dagli specialisti maggiori delle deduzioni concesse, allora si rende la misura strutturale; sennò non si rinnova.

E così via.

2. Se questi dati (per legge pubblici) fossero facilmente accessibili e comprensibili ai più, il Popolo (maiuscola voluta) ve ne sarebbe grato e romperebbe meno i co . . . oni, quando non c'è n'è bisogno, o li romperebbe di più quando dovesse vedere manovre strane in favore di questa o quella categoria.

3. Infine (dall'Agenda Draghi), una corretta comunicazione potrebbe evidenziare che i maggiori incassi dovuti a questa o quella riforma sono stati destinati alla diminuzione di questa o quella aliquota fiscale dello stesso o di altro tipo.

Concludo.

Ma siamo sicuri che è così tanto difficile realizzare la Democrazia? 

Non si può o non si vuole?


Buon tutto a tutti.


 

Gli articoli più letti

GIORNI DI ORAZIONI FUNEBRI, DI EPITAFFI

MISTICANZA E DIMENTICANZA ENNO DEI PORETTI, si dice dalle mie parti.

DI PREVENZIONE, E DI AREE DI ESPANSIONE PER IL DEFLUSSO DELLE PIENE.