LA CHIAMIAMO PRIVACY.

 



La chiamiamo privacy, e fa tanto chic, questa parola; crediamo che ci assegni una dignità, il rispetto di un diritto un tempo negato.

Gli è che -direbbe un amico fiorentino- passano un po’ d’anni e ci si scorda delle cose.

L’aristocrazia coltivava la discrezione, il popolo no. E oggi il popolo, che pretende quello che pensava avessero solo gli aristocratici, vuole privacy.

E rimane fregato ancora una volta, perché ha barattato qualcosa di valore con qualcosa di molto brutto: l’indifferenza.

Perché quando tutti sapevano tutto di tutti, era perché si viveva di più insieme, non come oggi che non si conoscono nemmeno quelli che vivono nell'altro appartamento sullo stesso pianerottolo.

Il sapere gli affari degli altri, e viceversa, era condivisione, era solidarietà.

Un lutto in un palazzo era un lutto di tutti, così come un successo, anche piccolo; il fidanzamento di una figlia, o di un figlio, una maturità, una laurea, l'acquisto di uno scooter, una vacanza, una breve gita, un pranzo fuori porta per festeggiare un anniversario; ma anche una malattia, la perdita di un lavoro, un insuccesso, un problema economico, una lite familiare.

Perché una gioia condivisa ti fa felice il doppio, e un dolore condiviso fa male la metà.

Oggi anche certe forme di solidarietà sono troppo organizzate, concordate, e a volte rispondono più ad identità di interessi piuttosto che ad atteggiamenti spontanei, ad ideali, a sentimenti. Sono più società di mutuo soccorso, piuttosto che confraternite.

Oggi non accade più di farsi carico di un vicino malato come fosse un parente, e fare i turni per assisterlo notte e giorno.

Chi, come quelli della mia età, questi sentimenti li ha vissuti come normalità, non può non provare una certa cautela per la parola privacy, intesa come oggi è intesa, come fastidio per quelli che si fanno i cavoli tuoi, e non, come un tempo, come solidarietà.

Se qualcuno pensa a me, mi ama. Sennò, vuol dire che gli sono indifferente.

Rissa e coltellate tra adolescenti a Salò, e nessuno dei presenti interviene. Ma filmano con i telefonini.

Una barbona si è sentita male ed è sdraiata in mezzo alla strada; nessuno si ferma ad aiutarla; la gente la evita, camminando, e prosegue.

È l'indifferenza il male dei nostri tempi. Il troppo poco amore. La privacy è l'ennesima scusa di chi non sa più amare e non sa nemmeno come farsi amare.

Diceva un vecchio amico, che purtroppo se ne è andato presto, nonostante le sue frasi di scongiuro:

"Vi amo tutti. Vi voglio bene. Infatti verrò al funerale di tutti voi, e piangerò come un vitello. Da dove sarete, mi vedrete e dovrete riconoscere che non mi eravate indifferenti!".

 

Buona vigilia delle Palme a tutti.

 


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