NETANYAHU E LO STATO DI ISRAELE


Lo Stato di Israele, nato il 14 maggio 1948,  è ora che cresca, e per crescere deve riformare alcune delle sue leggi fondamentali.

Israele non possiede una costituzione nel senso classico del termine (un unico e fondamentale documento), ma si basa su una serie di ‘leggi fondamentali’, che regolano la struttura istituzionale dello Stato. 

Queste leggi, sebbene non formino un testo costituzionale unitario, sono considerate la base del diritto costituzionale israeliano. 

La legge fondamentale Stato-Nazione del popolo ebraico, del 2018, ha rafforzato il duplice ed inscindibile carattere ebraico e democratico del Paese. 

L’articolo 1, lettera ‘b’ proclama Israele “Stato-nazionale del popolo ebraico, nel quale esso realizza il suo diritto naturale, culturale, religioso e storico all’autodeterminazione”. 

Tale legge fondamentale [memo: le leggi fondamentali sono basi del diritto, come per noi la Costituzione] sancisce la valorizzazione del tratto ebraico dello Stato in due modi differenti. 

Il primo, senza porsi problemi di riconoscimento di garanzie individuali e collettive, interessa il riconoscimento ufficiale del tricolore orizzontale con la stella di David al centro, della menorah come emblema dello Stato, dell’Hatikvah come inno ufficiale, di Gerusalemme come capitale, e la valorizzazione dell’immigrazione ebraica e la connessione spirituale e culturale con gli Ebrei della diaspora.

Il secondo, evidenzia un riconoscimento, che àncora l’identità collettiva dello Stato a concetti ed istituti specifici chiaramente lesivi della uguaglianza sostanziale tra i cittadini.

E cioè:

- il diritto di autodeterminazione, esplicitamente riservato soltanto al popolo ebraico; 

- il riconoscimento dell’ebraico come unica lingua ufficiale; 

- il diritto all’insediamento nei cosiddetti territori occupati che, ex articolo 7, è presentato come un valore nazionale.

Sbagliamo, pertanto, a credere che Netanyahu goda del favore della maggioranza dei cittadini israeliani. In realtà Netanyahu applica la Legge Fondamentale del 2018, strafregandosene del fatto che solo il 73,6% della popolazione è costituita da ebrei [che peraltro non sono certo tutti dalla sua parte, dal punto di vista etnoculturale], mentre il 21,1% sono arabi israeliani e il restante 5,3%  membri di altri gruppi etno-religiosi-culturali.

Pertanto, lo Stato di Israele è solo in teoria una Repubblica democratica parlamentare, e tale dovrà essere considerato, fino a quando sarà ingabbiato dalla Legge Fondamentale del 2018 [il capolavoro di Netanyahu] che, ricordiamolo, ha un valore che noi definiremmo COSTITUZIONALE, nella gerarchia delle leggi.

Ecco perché lo Stato di Israele, se vuole essere ancora considerato una Repubblica Parlamentare democratica, moderna e civile, deve modificare alcune sue Leggi Fondamentali.

Altrimenti avrà permesso a Netanyahu di chiudere il suo popolo, di nuovo, in un ghetto; parola orribile, che nel terzo millennio nessuno vuole più sentire pronunciare, se non nei libri di Storia.


Che il Dio di Israele, che è lo stesso di noi cristiani [e secondo me anche lo stesso degli islamici] illumini le menti dei governanti di questi popoli, affinché regni la Pace, unica sovrana.


Buon fine settimana a tutti.




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