ALESSANDRO BENVENUTI. BRACI ATTIVE.

 


di Alessandro Benvenuti

[classe 1950 (75enne come il sottoscritto), nel ‘72 dell’ultimo secolo del passato millennio, insieme ad Athina Cenci e Paolo Nativi, fondò I Giancattivi. Poi ha fatto (e fa) mille mila cose fantastiche nel teatro, nel cinema, e nella Cultura in generale. Oggi celebra, come è dovere fare ad ogni funerale che si rispetti, la fine della Compagnia Arca Azzurra, una delle grandi protagoniste della storia del teatro degli ultimi decenni. Una celebrazione, amara, di una perdita grande. 

Ma a quelli come Alessandro tocca di campare minimo cent’anni, perché l’erba trista ‘un more mai, e se more, riciccia.' Quindi, ha ancora, minimo, un quarto di secolo per regalarci cose meravigliose.]

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Torno a voi, e parecchio anche a me, con animo malinconico. 

“Quando muore una famiglia”, potrebbe essere il titolo di questa raccolta a singhiozzo di pensieri. 


Ho aspettato un po’ a dichiararlo. Occorre tempo per sedimentare i dispiaceri. Soprattutto quando arrivano improvvisi. La ciliegia sta sul ramo insieme a una triade di sorelle abbracciate tra verdi foglioline . . . improvvisa una mano la coglie strappandola dal ramo madre, e la bocca di un bambino (nel migliore dei casi) si tinge di un rosso gustoso ricco di sapore. Morte della ciliegia. Fine di tutto. Per anni Arca Azzurra è stata la mia casa teatrale. Fatta di gente bella e antica. Di quell’antico nel quale ho creduto e sono cresciuto. Non sempre contento, ma sempre grato di avere un posto da cui partire e dove tornare. Da qualche settimana (era fine luglio) non esiste più. Nata nel 1982 . . . morta nel 2025. 43 anni di vita. Con tutto ciò che un’esistenza ha in sé. Ora, solo ricordi e pendenze da saldare. Forse. Chissà. Mah. Una morte banale di una storia straordinaria. Com’è possibile? È possibile quando i tempi si fanno stanchi. Quando ciò che si è fatto sembra non valga più. Quando il tempo cambia il senso di marcia. Quando il linguaggio si reinventa dal nulla. Quando un algoritmo vale più di un valore in odore di spiritualità. Parlo da laico. Quando il laico diventa laido. Parlo di chi decide, non di noi. Ma forse è stato fatto il passo più lungo della gamba? Di certo. Nel camminare succede. Soprattutto quando la via maestra non te la puoi più permettere. E forse e per questo non vale neppure più la pena di sforzarsi di immaginarla? Chi lo sa. So solo che fa tanta tristezza perdere quel numero civico così caro al quale ero raggiungibile per qualunque gradita visita chiunque volesse farmi. 


Oggi, quassù, ha persino grandinato. Buon ferragosto amici cari. Sono a riposo. Forse. Tempo di festa e giardinaggio spinto. Fuochi per letti di brace e stelle cadenti. Sego legna e penso tanto immerso in un silenzio che sa anche un po’ dì autismo. ‘Bum!’

Ogni tanto scoppia un palloncino colorato di compleanno. Ne festeggiamo tre in una settimana. Ho una famiglia di leoni. Forse è il caldo? Forse un soffio di vento gli sbatte sulla superficie ruvida di un ramo e ‘bum’ un giallo si lacera, o un rosa, o è scoppiato il celeste? Ogni tanto, tra una formica con le ali che prende il volo per accoppiarsi chissà dove e chissà con chi (sempre che il becco di una rondine non spenga il loro volo), la fantasia distorta mi fa vedere in cielo droni ucraini che mandano in pezzi russi carri armati T-72B3 su strade martoriate di territori contesi. La guerra è presente anche dentro al fuoco di una brace che si prepara a ricevere una grigliata agostana. Non si scappa dalle immagini che l’est europeo partorisce come linfa necessaria che alimenta le nostre più ancestrali paure. 


A Roma sono 38 gradi. Quassù 25. Dov’è quassù? Quassù è una fortuna. Uno stato mentale. Quassù è ovunque non sia laggiù. Quassù è un regalo di parenti nati prima. Parenti che avevano fiducia, mezzi sufficienti, pensieri positivi del domani perché scampati dall’orrore di una guerra che pareva non lasciare alcun presente a nessuno. E poi . . . finì. Ci furono pensieri guidati dall’orrore dal quale, chi era rimasto, si sentiva uno scampato. E tutti sembrarono diventati figli recuperati alla ragione. E loro fecero figli. Figli di una pace desiderata. E i figli ebbero sogni. Li vissero. E decisero cose che parevano migliorare il mondo. E il mondo migliorò. Pensate: era facile persino comprarsi una casa. 


Giorni fa ho letto che la nuova America, per volontà di un cervello governante che quindi ha un briciolo di potere per decidere, vorrebbe proporre di togliere il voto alle donne. E tra una risata e un brivido, penso a tutte quelle mamme e figlie e mogli e fidanzate che, su motori alimentati da miscele ottuse, hanno permesso (in fondo) che questo fosse possibile. Non so, pensavate forse che girare con una pistola alloggiata in un cinturone vi avrebbe fatto diventare tutte wonder woman, a voi femmine di un certo tipo americane? 


Oggi in Alaska si incontrano i giganti nani del mondo. Dover aspettare buone notizie da due ‘problematici’ così mi fa sorridere l’ombelico. L’unica è berci sopra. Infatti l’ho fatto. Uno strappo alla regola. Mi do tempo fino al 18 e poi mi metterò d’impegno per inventarmi una nuova stagione in trincea. Come sempre. Nessun regalo, molto onore. Il vero successo infondo è continuare a vivere del mio lavoro. Finché mi sarà possibile, ci sarà sempre un’altra primavera. 


Pensierino finale. 

Più sono inutili, più si sentono straordinari e si danno da fare per rendersi ridicoli agli occhi dei normali. Chi sono? 

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