LA PUBBLICITÀ, IL PEGGIOR CANCRO DEI NOSTRI TEMPI

 


Italia terra di santi, di poeti e di navigatori, si dice. Aggiungerei: di imbroglioni e di imbrogliati, di corruttori e di corrotti.


Una serie di leggi regolamenta la quantità di pubblicità trasmissibile in radio e tv, sia in rapporto al tempo totale delle trasmissioni del palinsesto giornaliero che a quello del singolo programma, dell’opera cinematografica trasmessa, della fascia oraria, della tutela delle fasce deboli, etc.

L’Autorità che dovrebbe vigilare sul rispetto delle leggi in materia è L'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM). 

In questi ultimi anni, però, l’affollamento pubblicitario è aumentato a dismisura, a danno della qualità dei programmi, e quindi della nostra cultura, già disastrata anche per altri motivi.

Il radioascoltatore ed il telespettatore dovrebbero essere, principalmente, fruitori di cultura e di servizi di informazione, e solo marginalmente essere sfiorati dalla pubblicità.

Su tale assunto era stato stipulato un patto sociale, non scritto, che recitava:

“Io, industriale e/o commerciante, ti informo sui beni e sui servizi che produco e/o distribuisco; cerco di invogliarti -attraverso una pubblicità garbata, intelligente, bella da vedere, etc.- ad acquistare, e, con quello che pago in quanto inserzionista, tengo in piedi i mondi della radio e della tv, e quindi della cultura, dello spettacolo, e dell’Informazione. Tu, comunque, sei libero di guardarlo o no, Carosello. 

Già! Carosello. Erano i tempi di Carosello. E il telespettatore, giustamente, poteva guardarlo, Carosello, ma anche no.

Poteva scegliere.

Poi, con un crescendo rossiniano, tipo la calunnia nel Barbiere, 

Nelle orecchie della gente, s'è introdotta destramente, e le teste ed i cervelli fa stordire, e fa gonfiar.

E il meschino, avvilito, calpestato, sotto il pubblico flagello, per gran sorte va a crepar.

Allora si sono create Norme e Regolamenti. La normativa di base che regola le interruzioni recita:

“ . . . la pubblicità e gli spot di televendita possono essere inseriti anche nel corso di un programma, ma in modo tale che non ne siano pregiudicati integrità e valore, tenuto conto degli intervalli naturali dello stesso, della sua durata e natura, e dei diritti dei titolari . . .”

NON PREGIUDICARE INTEGRITÀ E VALORE

TENER CONTO DEGLI INTERVALLI NATURALI DELLO STESSO, DELLA SUA DURATA E NATURA, E DEI DIRITTI DEI TITOLARI . . .

Il lavoro degli autori dell'opera cinematografica, dal soggetto, alla sceneggiatura, alla regia, alla recitazione, è di far salire il livello emotivo dello spettatore pian piano, sino a portarlo al massimo livello di quell'emozione, fino a portarlo alla risata, o al pianto, o all'erezione o alle farfalline (secondo se è uomo o donna), nel momento dell'erotismo. 

Chi scrive fa la stessa cosa; idem l’insegnante quando fa lezione; o il politico in un comizio.

Ma . . . 'Non si interrompe un'emozione, cazzo!' ha scritto Federico Fellini, uno che ce l’aveva così tanto con Berlusconi, a questo proposito, da inserire nel suo capolavoro ‘Ginger e Fred’ un tal Cavaliere Fulvio Lombardoni, che aleggia sul destino televisivo dei due protagonisti.

Disse anche, in un meraviglioso dialetto romagnolo che non so scrivere: 

"non si interrompono, per tre minuti, due nel bel mezzo di una scopata, sperando che possano ricominciare dallo stesso punto come se non fosse successo niente! Per arrivare allo stesso punto devi ricominciare daccapo! Ma anche per una pugnetta, scusa!”

Le norme, nel nostro meraviglioso Paese, sembra siano fatte per essere trasgredite o aggirate, e i furbastri (i network):

- contano i titoli di testa e di coda di un film in modo da poter moltiplicare le interruzioni;

- dividono il film non già in due tempi, bensì in due parti separate, per azzerare il conteggio, inserendo in mezzo un notiziario da sessanta secondi.

- etc etc

Ovvio che i programmi (film, documentari, programmi, etc) vengono snaturati, che non vien tenuto conto dei diritti di autori ed editori di quei programmi, e, men che meno, dei diritti dei telespettatori e dei radioascoltatori.

Gli imbroglioni (la maggior parte dei network) ci derubano del nostro tempo e della nostra cultura.

Qualcuno, paradossalmente, sulla maggior parte dei suoi canali si comporta da bandito, ma, avendo intercettato questo malessere diffuso, pubblicizza l’unico suo canale nel quale si comporta correttamente, dichiarando di essere l’unico a trasmettere film senza interruzioni.

Salvo poi scoprire il product placement, che è l'inserimento di prodotti e marchi all'interno di film o programmi tv, con finalità promozionali.

Insomma, siamo alla frutta. 

Le metastasi della pubblicità, questo cancro dei nostri tempi, stanno invadendo tutto il nostro corpo, portandoci alla morte dell’intelletto, alla dissoluzione della cultura.

Ma l’AGCOM fa finta di niente, e allora non capisco cosa ci stia a fare!

Un giorno, molti anni fa, andai in Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, a Napoli, dove ha sede. Appena fui introdotto nel suo ufficio, il Garante girò attorno alla sua scrivania, venne a stringermi la mano, e disse: 

“È davvero un piacere incontrarLa, ma debbo dirle subito che nonostante quello che c’è scritto sulla targa qui fuori, io ho ben poca Autorità, e quindi posso darle ancor meno Garanzie nelle Comunicazioni. Ho già comunicato, per questi motivi, le mie dimissioni. Tra un mese troverà qualcun altro. Ma prego, si accomodi! Facciamoci quattro chiacchiere e prendiamoci un caffè!”

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