DI INDIFFERENZA E DI INDIGNAZIONE

 


Critiche, da molte parti, alle manifestazioni di indignazione per ciò che avviene in Palestina. 

Come spesso accade, alcune di quelle manifestazioni sono state strumentalizzate dalla politica e dai sindacati. Ed io non amo, mai, le strumentalizzazioni.

Così come non amo, però, le critiche particolarmente esacerbate, irritate, rivolte ai giovani.

Non sono per niente d’accordo.

Criticherei, semmai, l’indifferenza.

Non è normale, ed è anzi cosa buona e giusta, a vent’anni, odiare la guerra, e sognare un mondo in pace? Sognare una società giusta, senza prevaricazioni, dove si respiri amore e non odio, nella quale vivere con gioia, e non con dolore?


Ci sarà tempo per imparare a diventar indifferenti e cattivi. Purtroppo.

Ma se sei indifferente a venti-venticinque anni, a trentacinque, quaranta, cinquanta, quando sarai tu a guidare il mondo, sarai una belva. E a sessanta, settant’anni non sarai saggio, in pace con te stesso e con gli altri, ma solo un vecchio disperato, pieno di paure, incazzato con tutto e con tutti, pieno di dolori fisici, e, quel che è peggio, di dolori nell’anima. E vivrai una vecchiaia di merda.


Dice Shakespeare in un sonetto, che ci penserà il tempo a smussare gli artigli del giovane leone [devouring time, blunt thou the lion's paws] e a strappare le fauci alle zanne dell’immatura tigre [pluck the keen teeth from the tiger's jaws].

E Virginia Woolf: 

La vita è un sogno dal quale ci si sveglia morendo.

E la Bibbia, nell'Ecclesiaste:

C’è un tempo per ogni cosa sotto il cielo.


Insomma, meglio l’irruenza, e il sogno, che l’indifferenza, nei giovani. Ovviamente, in attesa che, divenuti donne e uomini, governino con sapienza e saggezza! Ma rifuggendo, sempre, dall’indifferenza.

Ben vengano i sogni, quindi, se dai sogni prendiamo idee da realizzare nella vita reale, una volta svegli.


Buon fine settimana 

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