RUMORS, VOCI DI CORRIDOIO. ALL'ITALIANA.
Non è un mistero. In questo Paese, provvedimenti epocali come la rinuncia ai Giochi Olimpici a Roma (scrive Alessandro Di Battista nel suo ultimo libro) furono presi in una riunione di Di Battista col suo meccanico di fiducia, un edicolante, il fruttivendolo del quartiere, un paio di parenti e un pensionato.
Non stupiscono, pertanto, le voci che dicono che al Dipartimento delle Finanze si lavora ad un nuovo intervento sulle banche, per cercare di spremere, da loro, il denaro necessario nel 2025, un anno da redde rationem, da resa dei conti.
Lungi da me il desiderio di proteggere le banche dalla fame dello Stato, ma non riesco a nascondere lo sdegno per questo Governo, che agisce, in barba ad ogni regola di civiltà economica, emanando provvedimenti in barba ad ogni regola della programmazione, non dico quinquennale, ma nemmeno annuale.
Poi ci lamentiamo se i grandi capitali stranieri si tengono lontani dal nostro Paese, o se quelli che invece ci investono si comportano da corsari o filibustieri.
Ma torniamo al nocciolo del problema. Il 2025 è alle porte, e appena rientreremo dal mare, o dalla montagna, ci troveremo a dover risolvere i problemi del prossimo anno, in cui lo spazio in deficit è già prenotato per la correzione per il nuovo Patto di stabilità, e servono almeno 20 miliardi per confermare le misure finanziate solo per quest’anno, a partire dal taglio del cuneo fiscale e dalla rimodulazione dell’Irpef.
E il Giorgetti nazionale (dice, la voce, che una interlocuzione con l’Abi, in questo senso, è già stata avviata), cercherebbe soldi da quella fonte.
Come?
Obbligando le banche a pagare ai loro correntisti migliori interessi attivi sulla liquidità depositata nei conti correnti. L’obbligo di legge si limiterebbe a introdurre una disposizione generale, senza quantificare le somme dovute [NdR: ma non è incostituzionale?].
Se la norma venisse applicata, infatti, i cittadini otterrebbero una remunerazione sui propri risparmi, mentre lo Stato incasserebbe il cosiddetto capital gain degli interessi maturati.
Morale: le banche, che fino ad oggi hanno fatto utili importanti grazie all’aumento dei tassi ufficiali di sconto, sarebbero obbligate a remunerare i clienti, che così garantirebbero un gettito fiscale (del 26%) allo Stato.
Non sarebbe una tassa sugli extraprofitti, ma un contributo alla finanza pubblica (o un ricatto? Tipo 'preferite che io mi prenda il 26% di una barca di soldi che voi perdereste, o vogliamo trovare un'altra forma, e voi limitate l'esborso ad un quarto, io risolvo i problemi delle Casse dello Stato, e voi continuate a grassare i correntisti?'
I primi segnali dal mondo delle banche sembrano essere di nervosismo; ai limiti dell'incaxxatura. Con parole forti, tipo: Questo è il Paese di Pulcinella!
Un fatto è certo: un paio di trattative con fondi Usa che stanno trattando investimenti importanti in Italia si sono messi in pausa di riflessione.
Buon fine settimana a tutti, dovunque siate, al mare, in montagna o in campagna, o in città.
Voglio bene a tutti, belli e brutti.
