COMPRARE CINESE DAI CINESI. A PATTO CHE . . .
Negli ultimi decenni del secolo (e millennio) scorso, i cinesi hanno prodotto moda, calzature, oggetti in plastica, oggetti cromati, ciotole di acciaio inox, piccoli elettrodomestici, e tante altre cose, la cui realizzazione, in Occidente, aveva subito rincari notevoli, e per l'aumentato costo della mano d'opera, e per le nuove leggi sulla sicurezza sul lavoro (divieto di uso di vernici al piombo, di cromo nei trattamenti galvanici, etc.)
La Civiltà (quella con la C maiuscola) impose all'Occidente il rispetto di orari di lavoro umani.
Ma ad un'altra civiltà (con la c minuscola) sovvennero i tempi dello schiavismo (migliaia di anni prima), poi esplicitato con il colonialismo (fino ad una cinquantina di anni prima) e si inventarono una nuova forma di violenza su popoli più poveri, che -si dissero- sarebbero potuti diventare i nuovi schiavi di quei decenni della fine del secondo millennio.
I nuovi potenziali schiavi risiedevano in Asia: Cinesi, coreani, malesi, forse gli indiani.
I nostri (im)prenditori spiegavano cosa volevano e quanto erano disposti a pagare, e gli schiavi eseguivano. A lavorare c'erano bambini? All'imprenditore italico, franco, o germanico, non interessava.
Il contratto nazionale di lavoro in Cina era il famoso 996 (dalle nove del mattino alle nove di sera, con un'ora di pausa; sei giorni la settimana. In una settimana 66 ore lavorative !
Affari loro!
Per i processi galvanici (le cromature) si usava ancora il cromo?
Fa male solo durante il processo di cromatura, ma il prodotto risultante è sano.
E così via.
Le multinazionali, ma anche le grandi imprese dei singoli paesi, vendevano quei prodotti a prezzi cinquanta volte più alti di quello d'acquisto in Cina, e riempivano i forzieri.
In Cina, invece che una ciotola di riso, ora ne mangiavano tre, e anche quattro, al giorno. E se qualcuno moriva, alle civiltà (con la c minuscola) occidentali bastava girare lo sguardo, per non vedere!
E, paradossalmente (ma è umano, Cristo!), per i cinesi era più dignitoso morire di lavoro, ma a pancia piena, piuttosto che di fame.
Ma il miglioramento della qualità della vita, anche minimo, stimola l'intelligenza (di cui il Padreterno ha democraticamente dotato tutti gli umani), e il desiderio di migliorare ancora.
E quella globalizzazione, usata ed abusata dagli occidentali per realizzare enormi profitti, ha fornito a quelle genti sfruttate il modo di bypassare, almeno in parte, gli sfruttatori.
Che hanno trovato i sistemi giusti per vendere direttamente ai consumatori finali i loro prodotti, a prezzi decisamente molto interessanti per gli acquirenti, e favolosi per i venditori.
Nascono, così, AliExpress, Temu, etc.
E i nostri mercanti gridano allo scandalo, si strappano i capelli, dichiarano che i cinesi ci rubano il lavoro e rovinano l'economia.
Vorrete perdonarmi, signori, se tifo, ancora una volta (è tutta la vita che lo faccio! Non potete chiedermi di cambiare ora, a 75 anni!) per i derelitti di ieri, che oggi stanno vincendo qualche tappa del Giro del Mondo in bici!
Ma . . . C'è sempre un ma.
Sarebbe inaccettabile comperare prodotti su cui hanno lavorato bambini, o per la lavorazione dei quali sono stati utilizzati macchinari senza le stesse protezioni imposte dalle nostre leggi, o ambienti di lavoro malsani, o orari di lavoro troppo dissimili dai nostri, o prodotti chimici che mettono a rischio la salute degli operai, etc.
Da questo ragionamento, una proposta. Che rivolgo all'Unione Europea, tanto per cominciare.
Perché non creiamo un marchio China for European Union (CfEU), or something like this, senza il quale i prodotti non possono entrare in Unione Europea?
Tale marchio verrebbe rilasciato a quelle aziende cinesi che lo richiedano, e che accettano di produrre secondo un disciplinare che contiene le norme e le leggi vigenti in UE.
Le medesime aziende dovranno accettare anche visite ispettive non preannunciate, che verranno effettuate periodicamente, per il mantenimento del marchio.
Come avviene, da noi, per le Certificazioni di qualità ISO 9001, 9002, etc.
Insomma, qualcosa da studiare. Qualcosa che migliori la qualità della vita di tutti.
Una sana competizione fa sempre bene; le guerre, anche quelle economiche, portano, invece, odio e povertà.
Buon tutto a tutti! Belli e brutti!
