BERLINGUER - LA GRANDE AMBIZIONE
L'ambizione era quella di raccontare un pezzo di Storia italiana, costruendola attorno ad una parte della biografia di Enrico Berlinguer.
Sceneggiatura di Marco Pettenello (nato nel 1973) e Andrea Segre (nato nel 1976), regia di Andrea Segre.
I due, indubbiamente dotati di talento, dal punto di vista dell'arte cinematografica, mi sembra abbiano commesso l'errore di raccontare una storia, che loro non hanno vissuto, a gente, ancora viva e vegeta, che invece l'ha vissuta in prima persona.
Impresa, appunto, ambiziosa e col vizio -capitale- della superbia.
Ma solo chi non fa non sbaglia.
Pertanto, andare a vedere il film è tempo e soldi ben spesi.
Certo, la calata sassarese del bravissimo Elio Germano difetta di continuità, e chi ha conosciuto Enrico Berlinguer sa che nel privato, ed anche nei momenti di passione oratoria, era sempre presente e rilevabile.
Certo, la Storia del Partito Comunista, in quegli anni, ha avuto anche altri protagonisti, invece non citati.
Sarebbero stati sufficienti pochi fotogrammi, o anche solo qualche citazione (di solito si usano i colloqui tra i protagonisti, per far comparire personaggi dell'epoca) per i Chiaromonte, o i Macaluso, ed altri; senza creare sovraffollamenti, è chiaro.
E Ugo? Ugo Baduel, soprannominato l'alter Ugo? Il braccio destro di Berlinguer dal 1973 fino alla morte, 24 ore al giorno, 7 giorni la settimana? Non è esistito?
Era un'impresa ardua, questo film. E per certi aspetti mostra, appunto, i limiti di tali difficoltà.
Ma il film va visto, perché c'è fotografia, c'è recitazione, c'è musica, e gli argomenti principali - l'autonomia del Partito Comunista Italiano dall'Unione Sovietica; la voglia di trasformazione dell'intera struttura economica e sociale del Paese, fino al compromesso storico; le ingerenze delle due superpotenze (URSS e USA) - sono trattati (per quanto possibile) a sufficienza.
Bravi, quindi. Bravi, bravi.
