DIFFICILMENTE UN LEADER AVREBBE POTUTO FARE PEGGIO DI PUTIN



di Roberto Weitnauer


Da quando Putin ha iniziato la "manovra militare speciale" le cose gli sono andate davvero malissimo. Ma non si tratta di una questione di sfortuna, bensì di mancata lungimiranza a livello elementare.

È curioso considerare quante persone non facciano mente locale alla questione e ritengano ancora il leader russo uno che, tra una minaccia nucleare e l'altra, sappia come agire; insomma, uno sveglio che ha sempre pronto un piano di riserva vincente. Non è così.


Putin sta gravemente ferendo l'Ucraina, questo è evidente, e si rapporta alle notevoli risorse militari, soprattutto in termini di truppe, su cui costui può fare affidamento. Tuttavia la sua posizione geostrategica complessiva ha subito un peggioramento progressivo e di enorme portata nel giro di soli tre anni. Si tratta del tempo intercorso dalla sua decisione - decisamente avventata e accompagnata da un discorso pubblico delirante - di invadere uno stato sovrano e indipendente. Al di là dell'ovvietà degli scopi propagandistici, già quel discorso avrebbe dovuto far comprendere a molti lo stato mentale di Putin.

Nella sua psicopatologica arroganza questo dittatore considera l'Ucraina una dépendance, quasi imperasse ancora l'URSS. Ricordiamo anche quante volte in questi mesi Putin ha inteso ricordare che Mosca, a capo del sistema sovietico, è stata fautrice della liberazione dal nazismo. Nella sua retorica la decisione d'invadere l'Ucraina si colloca in quel filone storico, come se violare gravemente la Carta delle Nazioni Unite fosse un'operazione etica. E, soprattutto, come se fosse una passeggiata, una specie di semplice operazione di polizia che la Russia fa per fare un favore a tutti. 


Non sono mancate le conseguenze della follia personale del capo del Cremlino. Ma sono conseguenze soprattutto a carico di Mosca.


Mentre i vertici russi perdono la faccia in ambito morale e giuridico, si stanno istituendo tribunali speciali internazionali (oltre alla stessa CPI) per giudicare i crimini di guerra di Putin e soci. Ma non è certo questo il problema principale di Mosca. Queste sono riparazioni che riguardano il periodo post-bellico e di cui il Cremlino non ha ora nemmeno il tempo di occuparsi. Non credo nemmeno che brucino più di un ginocchio spellato nei sentimenti di Putin. Le questioni che stanno seriamente compromettendo le sue mire e le condizioni della Russia sono invece più che mai attuali e dolorose. 


Tanto per cominciare c'è il brusco e considerevole rafforzamento della NATO.


Prima dell'invasione la Svezia era neutrale, oggi è parte dell'Alleanza atlantica. Per la verità, la Svezia aveva adottato la cosiddetta "dottrina Hultqvist" già da tempo, in seguito all'annessione forzata della Crimea alla Federazione russa (nel 2014). Si tratta di un progetto di intenso rafforzamento della difesa militare svedese, volta a fare da deterrente nei confronti di Mosca. La membership NATO recente di Stoccolma va ben oltre e porta all'Alleanza Atalantica sottomarini all'avanguardia e i jet Gripen della Saab. Un salto non da poco; e non è l'unico.


La Finlandia era infatti anch'essa neutrale in conformità al concetto della "zona cuscinetto" che in questo caso ha preso il nome in geopolitica di "finlandizzazione". Come la Svezia, oggi anche la Finlandia è però ben convinta di stare nell'Alleanza.

La finlandizzazione è un processo politico stabilito nel dopoguerra in virtù del quale Helsinki può appartenere tranquillamente alla democratica UE senza impensierire la sicurezza militare russa, poiché si astiene dal diventare anche membro della NATO. Questo valeva però finché non fosse stata minacciata da Mosca, cosa che poi è appunto successa. Oggi la NATO controlla così ben 1340 km di confine finlandese con la Russia.


Svezia, Finlandia e Paesi baltici hanno insieme capacità anti-navali di tutto rispetto. In quel mare la NATO ha già inviato una decina di navi militari, sia per controllare i cavi sottomarini, sia a seguito di nuove minacce lanciate da Mosca.

Fra un po' Putin si troverà i marines nel cortile di casa. Il Baltico, area strategica critica, è già stato soprannominato il "lago della NATO". Quella vasta regione nordica è anche presidiata di continuo da velivoli NATO. Con la Svezia e la Finlandia neutrali il controllo occidentale era parecchio più difficoltoso e delicato. 


La Polonia dal canto suo conosce bene l'aggressività e la violenza dei russi. L'ha sperimentata sulla sua pelle.

Sentendosi oggi ancor più minacciata che in passato dalle evidenti brame di Mosca, Varsavia sta diventando una delle nazioni militarmente più potenti della UE, con grande soddisfazione della NATO che ha lì schierato un bel po' di missili e truppe.

Mentre fortifica la sua deterrenza verso la Russia e le sue barriere verso Bielorussia e Kaliningrad, la Polonia guarda anch'essa a nord, verso il sistema NATO del Baltico.

Se neI miraggio di riprendersi i territori dell'ex Patto di Varsavia Putin spingesse sulla Polonia, baluardo a difesa dell'intera UE, vedrebbe probabilmente i sorci verdi.


E poi c'è la Siria.

La Russia ha fatto una figura barbina in quella nazione martoriata e il tiranno Assad è fuggito in Russia. Ci sono foto recenti dei due insieme a Mosca; stessa risma di tiranni.

Putin non aveva abbastanza risorse da impiegare per contrastare l'avanzata dei ribelli jihadisti in Siria, il che mostra le scarse disponibilità russe dopo l'impegno richiesto per sostenere l'invasione dell'Ucraina. Oggi Mosca ha perso la base navale siriana di Tartus (e quella aerea di Khmeimim). Con le sue navi può passare solo dallo stretto di Gibilterra o dai Dardanelli, a fianco di potenze NATO.

La Russia potrebbe provare a stabilire altre basi navali in Nordafrica, in Libia o Algeria, ma questo sarebbe tutt'altro che semplice, sia per ragioni politiche che logistiche.

Sta di fatto che oggi la Russia ha perso moltissima influenza in Medio Oriente e nel Mediterraneo. Non è nemmeno escluso che abbandoni questo mare a tempo indeterminato.

Si tratta di una grande sconfitta geopolitica di Putin legata al dispendio di risorse in Ucraina.


A tutto questo si accompagna un danno ingente dell'economia russa.

Il mercato immobiliare russo è sottosopra nelle maggiori città. L'inflazione russa (specie alimentare) aumenta a causa dell'economia di guerra sviluppata da Putin per tentare di superare le sanzioni e l'inattesa resistenza ucraina. Qualcuno stima il dato reale dell'inflazione attorno al 20%. Nemmeno i tassi centrali al 21%, valore altissimo e ovviamente gravante sul Pil, riescono a contenere i rincari. Ėl'vira Sachipzadovna Nabiullina, Presidente della Banca Centrale della Federazione Russa, è in dissidio con l'establishment mafioso. E intanto anche i deficit mensili aumentano costantemente. Il rapporto complessivo debito/Pil contabile non è ancora allarmante, ma in termini reali le scorte di liquidità, che sono quello che realmente conta, si sono ridotte in poco tempo addirittura del 60%. E non esiste più l'export energetico di prima per rimpinguarle.

Putin ha iniziato a vendere oro, più che ad acquistarlo. Secondo l'Institute for the Study of War la Russia già questo autunno potrebbe terminare le disponibilità richieste per pagare le pensioni. Non è chiaro cosa potrà fare Putin quando resterà a secco, ma se la progressione dell'esaurimento sarà quella attuale l'esito sarà inevitabile.

Nel frattempo Mosca matura una dipendenza sempre più spinta da Pechino. E già Xi esterna malumori per il continuo e folle richiamo di Putin agli armamenti nucleari.


Non dimentichiamo la faccenda dell'energia dei Paesi baltici.

Pur temendo qualche sabotaggio o attacco hacker, o anche qualche problema tecnico di sincronizzazione, Lituania, Estonia e Lituania stanno migrando verso un'alimentazione elettrica rivoluzionata. Infatti, dopo circa 35 anni dal crollo della nefasta Unione Sovietica stanno per staccare la spina da Mosca che così non potrà più contare nemmeno su quegli introiti energetici.

La rete elettrica dei Paesi baltici risulterà collegata solo con le nazioni democratiche dell'Europa continentale e del Nordeuropa. Niente più collegamenti con la Russia, la Bielorussia e l'exclave russa di Kaliningrad.

L'indipendenza elettrica dei Paesi Baltici non costituisce solo un danno economico per Mosca, ma anche una sicurezza energetica per i primi: non sono più ricattabili sul piano delle forniture. Inoltre l'autogenerazione obbligata rende la piccola exclave di Kaliningrad ancora più isolata di prima.

Ricordiamo che Kaliningrad ospita i missili Iskander con testata nucleare e una buona porzione della flotta russa del Baltico. Anche le reti dell'Ucraina e della Moldovia sono state sincronizzate con quelle dell'Europa continentale.

L'exclave è collegata con la Bielorussia da una pipeline del gas, mentre il collegamento elettrico non avrà più funzioni di approvvigionamento.

È evidente il peggioramento subito dalla Russia. 


Veniamo al campo di guerra.

La Russia ha patito una perdita spropositata di soldati e mezzi. In Ucraina c'è uno sconfinato cimitero di veicoli corazzati russi. I soldati di Mosca avanzano, ma pochissimo e a un prezzo enorme (questo ricorda il fallimentare fronte tedesco in Francia nella Prima guerra mondiale). 

La Russia ha finito per accartocciare la propria immagine strategica, mostrando al mondo intero che la sua cultura militare è rasoterra, che i suoi strumenti bellici sul campo sono obsoleti, che i suoi soldati e ufficiali sono inetti e rozzi e che per non perdere posizioni deve persino farsi aiutare dai nordcoreani e dagli iraniani.

La Russia è sempre stata dipinta come una forza mondiale nell'export energetico e una potenza militare di prim'ordine, la seconda in assoluto. L'Ucraina è invece una nazione che, benché assistita militarmente dall'Occidente (peraltro in modo discontinuo), è molto più piccola e meno potente della Russia. Eppure, Kiev sta inferendo notevoli ferite a Mosca che non fa di certo una bella figura sul piano bellico.

Il sistema petrolifero russo, fonte di guadagno primario nella bilancia commerciale, viene sempre più di frequente preso di mira dai droni ucraini che i russi non riescono più a fermare come all'inizio della guerra. Il numero di raffinerie, di depositi o di hub petroliferi colpiti da Kiev è molto elevato. Come si sa, tempo fa gli americani avevano addirittura pregato gli ucraini di non esagerare con il ritmo, onde evitare che il prezzo del greggio subisse aumenti eccessivi.


In definitiva, il bilancio per la Russia non potrebbe essere più in rosso.

Comunque vada a finire il conflitto, Mosca ne uscirà malconcia e in una condizione complessiva alquanto sminuita rispetto a prima. Già oggi parlare di una possibile vittoria russa appare insensato. Nessun leader assennato scatenerebbe una guerra, sapendo che ci sarebbero queste conseguenze, anche ammettendo (e non concedendo) l'acquisizione di alcuni territori in campo nemico.

Putin vuole il Donbas ucraino per le risorse che contiene, ma ecco che intanto si fa largo Trump che già parla di aiuti in cambio di terre rare. A Putin non resta molto. 

Che l'Occidente questa volta (dopo la Crimea e gli uomini verdi nel Donbas) non sarebbe stato a guardare le mosse russe era pressoché scontato. Insomma, a Mosca potevano immaginare le conseguenze belliche dell'invasione, non potevano sperare di fare il bis della Crimea. Per qualche motivo deteriore ci hanno provato ugualmente, forse confidando sulla paura dell'Occidente di una Terza guerra mondiale. A quanto pare, però, le "linee rosse" tracciate da Putin si sono nel frattempo sbiadite. 


Io penso che il futuro di Putin sia segnato, all'interno della Russia e all'esterno.

Le sue decisioni hanno messo il Paese in una situazione altamente compromessa a 360 gradi e con poche possibilità di ripresa anche in caso di armistizio o pace. Difficilmente le sanzioni potranno essere ritirate dopo una simile violazione del Diritto Internazionale, a meno di una ritirata totale. Per Putin non potrebbe andare peggio di così.

Non si può quindi non ritenere quest'uomo un leader decisamente stupido. Altrettanto poco intelligenti devono essere i membri del suo entourage che, però, forse non osano contraddirlo, temendo di volare da qualche balcone.

La Russia sta danneggiando sé stessa e, così facendo, danneggia in questa guerra anche altri: l'Ucraina prima di tutto, ma anche le economie occidentali che si vedono costrette a cambiare il proprio assetto energetico e ad aumentare nettamente i loro budget per la Difesa. Lo squilibrio causato dall'aggressione russa in una parte di mondo è esso stesso un danno, perché genera instabilità e incertezza che sono fattori negativi per una serena crescita economica.


Quando dico che Putin è uno stupido intendo sicuramente l'aggettivo nel senso corrente, ma anche in sintonia con il grafico dello storico italiano Carlo Cipolla che, una volta di più, vale la pena ricordare.

Infatti per Cipolla il comportamento stupido è proprio quello di chi danneggia il prossimo ma, contestualmente, finisce per fare male a sé stesso.

Putin è il tipo che, un po' come Mussolini, potrebbe pensare "tanti nemici, tanto onore". È posto a capo di una nazione enorme, ma conserva la mentalità del bulletto di periferia, del delinquente che vuole essere rispettato e temuto. Sarebbe probabilmente fiero di poter apparire come un "bandito", ovvero come colui che arreca danno agli altri, ma traendone un vantaggio. Non è però questa la situazione. Sta arrecando danni a tutti, facendone subire uno molto maggiore alla sua nazione e ai suoi concittadini. Per Cipolla uno così è proprio stupido.


A Milano si direbbe che Putin è un pirla. Ma c'è un'alternativa. Ed è un'alternativa ben peggiore.

Putin non ha tutte le rotelle a posto, come dice Zelensky e come moltissimi analisti, diplomatici e politici sostengono. Tuttavia, potrebbe essere addirittura completamente pazzo. In questo caso potrebbe fregarsene altamente del suo Paese e della sua gente, agendo solo per orgoglio, risentimento, visioni oniriche di conquista e delirio di onnipotenza. Potrebbe insomma fregarsene di tutto e non considerare minimamente gli effetti conseguenti alle sue decisioni, includendo persino le ricadute su sé stesso. 

Quando un grande potere è nelle mani di una singola persona con una simile psicopatologia, sono guai immensi per tutti. Come se non bastasse, a me sembra che da quelle parti di sballati ce ne siano diversi, a cominciare dal compare alcolico Medvedev e da Kirill che benedice le armi.


C'è la possibilità che Putin faccia apposta il folle per incutere timore, ma credo che ormai l'ipotesi non stia più molto in piedi. O è fuori di testa sul serio, oppure è immensamente idiota, considerate le conseguenze a carico della Russia.

Ad ogni modo le immagini di Putin piangente non sembrano di natura sentimentale, né sembrano poter esprimere amore e commozione per la Russia, considerato che Putin manda i suoi soldati al macello. A me pare proprio che il leader del Cremlino non ci stia con la testa.

Qualcuno dei suoi dovrebbe fermarlo.



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