TRUMP SU GAZA

di Federico Rampini 

Con l'uscita su Gaza, Trump è riuscito di nuovo in una delle cose che gli riescono meglio, unire tutti gli altri contro se stesso. E il coro è quasi unanime nel mondo intero. Quello che lui ha detto su Gaza è un'imbecillità, una provocazione o peggio ancora il tradire degli impulsi imperialisti che tra l'altro contraddicono tutta la sua storia passata, visto che lui era stato un feroce e spietato critico delle guerre mediorientali dei suoi predecessori alla Casa Bianca.


Insomma, finalmente il mondo intero è d'accordo sul Medio Oriente e naturalmente quando si passa al passo successivo, cioè visto che Trump è un pazzo, un imbecille o un imperialista, che cosa si fa per Gaza? E qui diciamo che il merito, se così si può dire, dell'uscita di Trump è di evidenziare ancora una volta le ipocrisie di tutti gli altri.


Hamas, che ha governato Gaza in questi anni, ha sempre avuto nella sua volontà di mantenere lo status a Gaza un unico obiettivo e cioè farne un covo di addestramento di terroristi, convogliare i fondi generosi ricevuti dalla comunità internazionale (prima di tutto dall'America, dalle Nazioni Unite, dall'Occidente) non per lo sviluppo di Gaza, ma per, al contrario, impedire lo sviluppo economico, civile e culturale.


Aizzare la rabbia dei palestinesi e farne, diciamo, il proprio bacino di reclutamento e di addestramento di terroristi jihadisti. E la destra israeliana fa finta di incassare dalle parole di Trump il riconoscimento che uno Stato palestinese è impossibile. Però anche l'estrema destra israeliana non ha una soluzione presentabile per la Striscia di Gaza. Anche i vertici militari israeliani resistono fortemente all'idea di una occupazione a tempo indeterminato.


Non parliamo dell'ipocrisia dei vicini arabi, Egitto, Giordania, quando respingono sdegnatamente l'idea di dover accogliere rifugiati palestinesi. Non lo fanno in nome di un astratto diritto dei palestinesi alla propria terra, ma per una preoccupazione molto più concreta, e cioè i palestinesi in casa propria non li vogliono, non vogliono portarsi in casa il problema palestinese. Per l'appunto quel bacino di odio, fanatismo, terrorismo, violenza jihadista che si ritorcerebbe anche contro di loro.


La diffidenza nei confronti dei palestinesi del mondo arabo è ormai ultra decennale. L'intero mondo arabo, a cominciare dall'Arabia Saudita, naturalmente pensa che i palestinesi abbiano sempre sbagliato tutte le scelte politiche, praticamente dal 1948 ai nostri giorni. E quindi c'è l'ipocrisia massima, proprio quella del mondo arabo che vuole tenere i palestinesi confinati a Gaza perché non li vuole da nessun'altra parte, o comunque il più lontano possibile dai propri paesi.


In tutto questo, poi, rimane ancora un ultimo protagonista da esaminare, l'Europa. L'Europa è vicina al Medio Oriente, ha tanti mezzi, avrebbe tante risorse da investire, ma un'iniziativa di pace europea in Medio Oriente, se mai c'è stata, io non riesco a ricordarla, non ve n'è traccia visibile. Gli europei sono in questo momento più che mai maestri nel dare lezioni all'America di fronte al trumpismo.


L'Europa intera è in cattedra per insegnare all'America come si gestisce una democrazia. Peccato che poi, alla prova dei fatti, per esempio di fronte a una crisi così vicina alle proprie frontiere, come quella mediorientale, in Europa non ci sono neanche dei governi degni di questo nome. Non c'è in questo momento un vero governo, né a Berlino né a Parigi.

Soltanto una gran voglia di dare lezioni a questa America di Donald Trump impazzito, folle, irresponsabile, incompetente e imperialista.

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