OBAMA HA ROTTO IL SILENZIO



di Vincenzo Marini Recchia 

Obama ha rotto ieri il suo silenzio rivolgendosi a tutte le facoltà di legge degli USA; a tutti gli studi legali; a tutti i giudici delle varie corti. 

Li ha chiamati alla mobilitazione, alla resistenza contro l’autoritarismo. Non ha parlato di dazi. È andato diritto al punto: legalità repubblicana contro tirannia. Non ci sono mediazioni da compiere o correzioni da chiedere che possano cancellare cosa sono diventati i primi 75 giorni di Trump: un esercizio del potere senza più contrappesi. Una permanente sfida alle leggi costituzionali. 

La scelta degli interlocutori fatta dall’ex Presidente preconizza il passo successivo nel Congresso: la ratifica di ciò che tutte le piazze, numerosissime e concomitanti come non mai hanno gridato - Hands off! Giù le mani! - cacciare l’aspirante dittatore con la forza della legge. 

Ieri le centinaia di manifestazioni si sono svolte senza alcun incidente con la polizia, senza alcun atto di vandalismo, senza un lancio di oggetti, solo Giù le Mani! Fellone arancione!  


Nessuno oggi, 6 aprile, sa se domani, lunedì 7, si presenterà a Wall Street come un fatidico Black monday. 

La sistematicità con la quale Trump e il suo team stanno indebolendo l’economia degli USA, disarticolando i rapporti interstatali, lacerando la coesione sociale e quella federale appare razionale solo se imputabile ad un nemico esterno, dichiarato, della stabilità e del predominio della più grande potenza mondiale. Per gli Stati maggiori di ogni forza armata, per le agenzie della sicurezza interna ed esterna si avvicina drammaticamente l’ora della lealtà costituzionale.   


I Volenterosi in Europa lo hanno capito e si muovono di conseguenza e lo fanno sostenendo Zelensky. È inconfutabile: la minaccia delle dittature alla stabilità e all’ordine mondiale è iniziata con l’aggressione russa all’Ukrajna e con quella guerra Putin ha convocato tutti i suoi supporter espliciti e dormienti. L’illusione di placare il criminale euroasiatico concedendogli le spoglie e il paese dell’eroico Zelensky si è ormai dissolta nelle teste e nelle azioni dei paesi Volenterosi. Si lotta contro il tempo perché la pace, quella vera la si otterrà con la sconfitta di Putin.  


La “piazza del disonore” riempita a Roma dai nipotini dello stalinismo e del pacifismo filosovietico del novecento, aiuta a far chiarezza sulla piccola politica dell’Italietta. Allo stato l’unica certezza degli italiani di buona volontà ed europeisti resta il Presidente della Repubblica… e l’interesse della Meloni a restare PdC.

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