14 novembre duemila venticinque, dal pianeta Terra
di Vincenzo Marini Recchia
Dai liberaldemocratici europei, da quelli giapponesi, Canadesi, Australiani, da Merz, dall’Alde, dai nostri in Italia, da Ursula von der Leyen, mi aspetto un forte pronunciamento ed anche una iniziativa simbolica, contro i permanenti attentati di questa manica di criminali dittatori ed aspiranti tali che sta occupando rumorosamente e sanguinosamente la scena mondiale.
Putin ed Erdogan, Khamenei e Xi Jin Ping, Kim Jong un e Maduro, Trump ed Orban stanno intossicando la vita del pianeta con una mole di falsificazioni e di attacchi alla coesistenza pacifica globale che trova una resistenza più forte di quanto potessimo immaginare alcuni mesi fa ma che fatica a catalizzarsi in una visione politica unificatrice di tutte le forze che si oppongono in nome della democrazia politica e dello Stato di diritto.
Nessuno deve tirarsi indietro in queste ore.
Mi ha colpito la difesa che il nostro Presidente ha fatto, dell’ONU.
Disprezzo profondamente questa istituzione ipocrita e parassitaria e il suo segretario generale, già sodale di Habbas, ma comprendo che bisogna maneggiare con cura ogni istituzione sovranazionale per salvaguardarne quanto di unitario e legalitario, dal punto di vista delle relazioni tra stati, ancora resiste, dopo le gravi omissioni e totali assenze emerse su Russia, Iran, Venezuela, Nigeria, Sudan, Cina. Bisogna alzare la guardia ad ogni livello e tendere come non mai la nostra capacità di penetrare gli avvenimenti.
Cosa ha spinto Trump, dentro una bufera mediatica che i commentatori più obiettivi definiscono una “reckoning”, una resa dei conti, a fronte della perversione -fino alla rottura- da lui attuata verso ogni regola legale, a prendere la penna e scrivere al Presidente d’Israele, Isaac Herzog, per chiedere la grazia per Netanyahu?
Quali sono le ragioni per una tale brutale interferenza nei confronti del sistema giudiziario di uno Stato sovrano?
Per la legge israeliana la grazia può essere concessa a condanna avvenuta, su richiesta del condannato e per esplicita ammissione di colpa.
Trump dà per scontato che l’accusa di corruzione contro il leader, che ha sconfitto Hamas e la cupola iraniana del terrore, sia infondata mostrando pubblicamente quanto disprezzi lo stato di diritto?
Pensa che Herzog abbia un cinismo morale identico al suo, al punto che da Presidente ha graziato tutti i condannati per l’assalto a Capitol Hill e il conseguente omicidio del poliziotto Brian Sicknick?
Difficile, a fronte di questa sciancata iniziativa, non concludere che l’inquilino di Washington sia in preda ad una tale crisi di nervi da essere spinto compulsivamente a gesti che turbano pesantemente l’intera situazione geopolitica.
Considero il gesto di Trump come un atto così follemente lesivo del popolo israeliano da chiedermi se non sia un messaggio mafioso ed indiretto verso il Mossad in relazione a quanto emerge dai fascicoli che riguardano Epstein sulle relazioni tra Trump e i russi perorate dallo stesso Epstein e certamente non ignote all’intelligence israeliana.
A sua volta Netanyahu, nel ringraziare pubblicamente e calorosamente Trump, non rafforza la propria immagine né in patria né in USA. Un sobrio silenzio suo e dei suoi più estremisti luogotenenti avrebbe meglio giovato alla causa del popolo d’Israele.
