I MIGRATORI TORNANO A CASA, ED I CACCIATORI TIRANO SCHIOPPETTATE


IN QUESTO NOSTRO PAZZO MONDO LA VIOLENZA SENZA SCOPO DELL’UOMO SUGLI ALTRI ESSERI VIVENTI AUMENTA, GONFIA, SI AGGRAVA.

Da oggi, e fino al 30 ottobre, si possono uccidere tortore; fino al 30 dicembre allodole, conigli selvatici, fagiani, merli, quaglie, starne, pernici rosse e silvilaghi; fino al 15 gennaio ghiandaie, gazze e cornacchie grigie; fino al 30 gennaio alzavole, germani reali, marzaiole, colombacci, beccacce e beccaccini, canapiglie, cesene, codoni, fischioni, folaghe, frullini, gallinelle d’acqua, mestoloni, morette, moriglioni, pavoncelle, porciglioni, tordi bottacci e tordi sasselli, volpi.

Il tutto nei giorni e negli orari previsti dalla legge regionale sulla caccia. In Umbria, terra di Francesco d’Assisi.

UCCIDERE, PRIVARE DELLA VITA UN ESSERE VIVENTE, FAR MORIRE, AMMAZZARE.

Un’emozione che non ho mai provato, e che sicuramente mai proverò. Mai ucciso uomini né animali.

La caccia è una passione sanguinaria che non riesco a capire.

Dicono sia uno sport.

Dicono che in realtà si tratta del fascino dell’inseguimento, del rito della caccia per la sopravvivenza, della bellezza del cane che fiuta, punta ed alza le prede.

Ma è facilmente leggibile nei vostri occhi, cari amici cacciatori, ed udibile nel tremito delle vostre voci, quando raccontate, una bruciante urgenza di uccidere per il solo gusto di dare la morte, per una misteriosa profonda emozione che ciò, per voi, comporta.

Mi è capitato di vedervi, immobili, tesi, mordicchiarvi le labbra, con il fucile spianato, smaniosi di tirare il grilletto, per assaporare il rumore dello sparo che avrebbe squarciato il silenzio del bosco.

Ho pena di voi, come di chiunque altro disgraziato condannato da non si sa chi alla sua condizione di pedofilo, o necrofilo, o a qualche altra bestiale ma umana aberrazione.

Viene dalla notte dei tempi -dicono i cacciatori- la caccia è un istinto ancestrale, nato quando anche la violenza dell’uomo sull'uomo era naturale; per difendere se stessi, la casa, la famiglia, il gruppo, il villaggio.

Già, ma l’evoluzione, poi, ha piano piano civilizzato l’uomo, addormentando, perché non più necessari, tali istinti.

Le guerre sono diminuite, l’uomo ha imparato a risolvere i dissidi parlando, e non uccidendo; la parola ha sostituito la spada.

La stessa cosa doveva avvenire per la caccia, non essendo più necessario, per risolvere i problemi del pranzo e della cena, stanare e cacciare gli animali fino ad ucciderli. Era sufficiente allevarli, ed ucciderli solo quando necessario per sopravvivere.

La civiltà, in questo suo cammino meraviglioso lungo i viali dell’evoluzione, ha cancellato la maggior di questi istinti ancestrali.

Pensiamo a come sono cambiate le cose nel rapporto fra uomo e donna, da quando l’uomo, per riprodursi, trascinava nella grotta, per i capelli, clava sulla spalla, la prima donna che incontrava (icona dei rapporti preistorici), a quando è nato il 'dolce stil novo', confessione sentimentale di dantesca memoria.

Questi istinti ancestrali (e tanti altri) sono stati modificati dalla civiltà.

Ma . . . . . .

In alcuni di noi questo meccanismo non ha funzionato alla perfezione. In genere non per tutti gli istinti, ma solo per qualcuno di essi e solo per alcuni di noi.

Così (solo a titolo esemplificativo, ma non esaustivo), il padre di famiglia morigerato, calmo, dolce e simpatico, che non farebbe male ad una mosca, la domenica va allo stadio e si trasforma in una belva.

O, davanti ad un PC, entra in una rete sociale, dove scarica quella violenza –verbale- che si è risvegliata in lui/lei!

Ed altri vanno a caccia.

Cacciano, a volte, con i richiami.

Per attirare stormi di tordi imprigionano e legano in gabbiette tordi di allevamento, che, disperati per la loro prigionia, emettono grida di aiuto, attirando stormi della loro specie, su cui i cacciatori scaricano le loro armi.

Di più e peggio, quando -illegalmente- sedicenti cacciatori li accecano con ferri roventi, o li mutilano; le sofferenze delle mutilazioni, infatti, ed il terrore che provano quando, accecati, non vedono più, li spingono ad emettere suoni più acuti, grida di disperazione più alte, attirando più amici della loro specie che accorrono in salvataggio.

I richiami vivi vengono utilizzati anche per la caccia -illegale- a mezzo di insidie, attuata con l'impiego di dispositivi fissi e finalizzata alla cattura indiscriminata e di massa di selvaggina volatile. Con reti, lacci, laccioli, sistemi a scatto, etc.

Così, i migratori, dopo essersi ben provvisti di cibo, che accumulano nel corpo per reggere lo sforzo del lungo spostamento per il volo di ritorno in Africa, per svernare, da oggi incontrano i cacciatori che si divertono ad ucciderli.

Sono quegli stessi uccelli che erano arrivati dalla Nigeria, dalla Repubblica Centroafricana, dal Sahel, quando in primavera il caldo stava raggiungendo, in quelle terre, temperature con le quali era impossibile sopravvivere. Allora erano partiti per venire in Europa, dove, in un clima più temperato, sarebbero potuti nascere i loro piccoli, ed essere svezzati, ed imparare a volare. Fino all'autunno, fino ad ora, fino al ritorno a casa.

Rondini e rondoni, fringuelli, falchi, pettirossi, balestrucci, etc.

Da milioni di anni, Dio, o chi più vi piace pensare abbia creato il Mondo, ha organizzato così le cose, la vita che popola questo pianeta.

Il Grande Architetto dell’Universo ha insegnato loro a partire dall'Africa, per arrivare, dopo decine di migliaia di chilometri, sulle nostre coste, per fermarsi a riposare, prima di riprendere il volo verso il nord Europa.

Alcuni si fermano qui.

Nella casa dove abitavamo fino ad un anno fa arrivarono, molti anni addietro, dei rondoni. Fecero tre nidi robusti, sul nostro terrazzo, dove nascevano, tutti gli anni, i loro piccoli; li svezzavano, gli insegnavano a volare, a procurarsi il cibo autonomamente; poi, in autunno, se ne andavano. Tornavano, l’anno successivo. Chissà se erano gli stessi, o altri a cui era stato comunicato, in qualche modo, il nostro indirizzo. Ma tornavano altri rondoni, che si cibavano -grazie a Dio- anche di migliaia di zanzare. Non abbiamo mai avuto problemi di insetti, mentre i nostri coinquilini, un piano sotto a noi, ne erano afflitti, d’estate.

I primi due o tre giorni ristrutturavano le macerie dei nidi dell’anno precedente, rovinate dalle intemperie invernali, e poi, una volta sistemati, vivevano tutta l’estate insieme a noi, senza mostrare paura, becchettando le briciole di pane e bevendo l’acqua che gli fornivamo regolarmente tutti i giorni.

Non siamo mai riusciti a toccarli, ma ci lasciavano avvicinare sino a meno di un metro prima di allontanarsi con un voletto di pochi metri, lì intorno. Quando rientravamo in casa, tornavano a becchettare tranquillamente sul nostro terrazzo. Fino all'autunno. E di nuovo, l’anno successivo, tornavano.

Notammo, anche, un’altra cosa. Quando arrivavano erano sette, otto, nove. Poi, dopo qualche giorno, finite le riparazioni dei nidi rimanevano in quattro. Forse due maschi e due femmine. Ci siamo chiesti più volte se quelli che se ne andavano si erano fermati per aiutarli nei lavori di ristrutturazione, per poi andarsene a ristrutturare i loro nidi che magari erano in un altro luogo ma sempre nella nostra città, o se invece erano famiglie che si erano fermate qualche giorno solo per riposarsi, per poi proseguire verso altre destinazioni più a nord.

Chissà come ha deciso, Dio, che si comportino, i migratori. E i migranti, di cui, forse, sappiamo qualcosa di più. Parlo di femmine e maschi della nostra specie, non di uccelli.

Che anche loro vengono dall'Africa, dove inclementi condizioni climatiche suggeriscono di migrare verso zone temperate.

Come i rondoni.

Come gli uccelli migratori, i migranti, dopo un lungo viaggio, trovano, per prime, le nostre coste, dove riposare. Magari prima di ripartire verso terre più a nord.

Agli uccelli migratori spariamo, sia quando arrivano che quando ripartono.

Ai migranti, con la scusa dei confini, non li facciamo nemmeno sbarcare.

(non amo citarmi, ma siccome non ho cambiato idea, segue stralcio di un pezzo scritto nel 1973, 46 anni fa):

I confini sono la cosa più sciocca inventata dall'uomo. Dall'uomo, certo. Non credo, infatti, che il Padreterno, o la Cosa, o Colui che vi piace credere sia stato il Grande Architetto dell’Universo, quando ci ha creati, abbia pensato: ‘. . . . . . dividerò gli umani in due gruppi; nelle terre fertili, baciate dal sole e ricche di acque e di selvaggina, metterò il primo gruppo, gli Italiani, i Tedeschi e i Francesi, e negli aridi deserti metterò a dannarsi quelli del secondo gruppo, i Magrebini, i Mauritani e quelli del Corno d’Africa. Nessuno di quelli del secondo gruppo potrà mai oltrepassare i confini fra i due territori; potrà farlo solo se quelli del primo gruppo, gli eletti, gli concederanno il permesso; un permesso che si chiamerà permesso di soggiorno . . . . . . e . . . . . . e . . . . . . ‘

No, non ce lo vedo il Buon Dio a fare una cosa del genere. Tutti i confini oggi esistenti sono il risultato di guerre, di violenze e di sopraffazioni di certuni su certi altri.

Chi ha organizzato migratori e migranti non aveva previsto che l’uomo sarebbe degenerato sino a diventare cacciatore di uccelli per divertimento, per sport, ed assassino di uomini, con la scusa di confini.

Dio non ha creato i confini. Né ha incaricato Salvini, e quelli come lui, di difenderli.

Io lo so. 

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