DI PREVENZIONE, E DI AREE DI ESPANSIONE PER IL DEFLUSSO DELLE PIENE.

 


Jean-Paul Sartre scriveva che l’intellettuale "è colui che si occupa di ciò che non lo riguarda. Non è uno specialista, non difende affari di clan o di partito, e neanche un tuttologo che si improvvisa esperto in ogni campo, ma è un eterno apprendista, e come tutti gli eterni apprendisti deraglia da una disciplina all’altra, rischia molto spesso di prendere delle cantonate, ma altrettanto spesso rischia di vedere cose che sfuggono agli specialisti".

Pertanto, assolto da Sartre dal peccato di superbia, mi sono messo in cerca di informazioni sull'argomento prevenzione disastri da alluvioni causate da precipitazioni abnormi.

Prima di tutto ho cercato il dato relativo alla quantità di acqua precipitata il 14 maggio scorso ed i due giorni successivi in Emilia Romagna.

Da qui il mio precedente articolo NUBIFRAGI E BOMBE D'ACQUA del 27 maggio scorso, che trovate qui

Semplici calcoli basati sui dati forniti dai vari servizi meteorologici hanno portato anche un ignorantone come il sottoscritto a concludere che sono stati circa 350 milioni di metri cubi d’acqua quelli caduti in più del solito su 800 kmq di territorio. Una quantità che i 23 fiumi e corsi d’acqua esondati non sono riusciti a raccogliere per farla defluire fino al mare, ed hanno quindi creato onde anomale che hanno superato gli argini ed allagato paesi e città, case, negozi, fabbriche, scuole, uffici, etc, in 100 comuni, causando migliaia di frane (376 le principali) tra colline e montagne.

Il dato di 350 milioni di metri cubi -ribadisco- è il dato ufficiale su cui concordano tutti gli addetti ai lavori.

Acqua che non è caduta tutta insieme su tutta l'area, perché le perturbazioni si spostano, camminano, spinte dai venti, e, per quanto veloci, ne vengono individuate, con gli strumenti attualmente disponibili, direzioni, velocità e quantità (nello stesso istante in cui cade).

Ciò significa che se gli alvei (i letti) dei fiumi fossero più larghi e gli argini più alti, e le foci più larghe, l'acqua arriverebbe tranquillamente al mare, non ci sarebbero esondazioni, e le frane diminuirebbero del 90%.

OPPURE . . .

si possono creare quelle che si chiamano AREE DI ESPANSIONE, delle grandi buche, laghi, dighe, VUOTE, vicine ai fiumi, e ad essi collegate, chiuse con paratie che è possibile aprire (e richiudere) in poche decine di secondi, anche da remoto, in modo di fare affluire l'acqua in questi invasi, e tenerla lì fino a quando, passata la perturbazione, non si possa fare defluire tranquillamente fino al mare. 

Eccezionale, poi, sarebbe utilizzarla per l'irrigazione; pensiamo alla siccità dello scorso anno; pensiamo all'estate incipiente, e ad avere ora 350 milioni di metri cubi di acqua, gratis, a disposizione per irrigare da qui a novembre.

L'idea è vecchia, ma quasi sempre progettata male e realizzata peggio, anche -forse- a causa delle davvero poche realizzazioni. Anche -forse- a causa di manovre politiche che affondarono i finanziamenti, pur già deliberati.

A questo punto della indagine, ho provato a capire i costi e i tempi di realizzazione, di questo tipo di opere.

In queste due settimane ha rotto le scatole ad un sacco di amici. Geologi, meteorologi, imprese del movimento terra, imprese che hanno realizzato dighe in Italia e nel mondo, imprese fornitrici di paratoie e di relativi sistemi di apertura e chiusura anche da remoto, ingegneri, immobiliaristi di terreni agricoli, etc.

Sono vecchio, e tra le tante cose che la vita mi ha regalato ci sono anche tanti amici che, per mia fortuna, non hanno -ancora- imparato a mandarmi a quel paese, e che mi sopportano, mettendomi a disposizione le loro professionalità.

Ho chiesto quanti e quali corsi d’acqua fossero esondati, e dove.

Risposta: 23; che seguono.

-         nel bolognese: l’Idice, straripato a Castenaso; il Quaderna; lo Zena; il Ravone, che ha invaso una zona di Bologna;

-         nell’imolese: il Sillaro ha allagato le campagne; il Santerno è esondato in più punti, nel centro di Imola e nella Bassa Romagna, coinvolgendo zone abitate in diversi comuni; il Senio ha tracimato a Borgo Rivola, a Cotignola, a Tebano e a Bagnacavallo;

-         a Faenza: il Lamone;  il Marzeno;

-         nel forlivese: il Montone ha invaso l’autostrada A14;

-         nel ravennate: il Rabbi; il Ronco; il Voltre, a Teodorano;

-         a Cesena: il Savio;

-         in vari altri punti dell’area coinvolta nell’evento atmosferico: il Pisciatello; il Rigossa; il Lavino; il Gaiana; il Sintria; il Bevano; il Bidente; il Rio Cozzi; il Savena.


ARPAE Emilia Romagna fornisce un servizio cartografico efficiente e davvero user friendly, con la funzione filtri layer, che ti permette di vedere solo i corsi di acqua che ti interessano, dove e come diventano, l'un l'altro, immissari ed emissari.

Il Geoportale della Regione Emilia Romagna fornisce cartografia digitale 1:10.000 con curve di livello, per l’individuazione di piccole vallate, che abbiano le seguenti caratteristiche:

-         costituire un invaso naturale, o che possa diventarlo, con pochi lavori di movimento terra, o di opere edili;

-         essere quasi adiacenti, il più possibile vicine (sì da essere collegate con uno o più canali corti), ai corsi d’acqua in questione,

-         con un differenziale di quota di minimo 12 mt;

-         essere un pascolo collinare scosceso (di scarso valore di mercato);

-         almeno di una quindicina di ettari: 400 per 400, o 300 x 500 (metri lineari), tanto per fare un paio di esempi; o anche più grandi, se ce n’è;

-         sì da diventare una grande cisterna da 1,5 milioni di metri cubi (in sù): 400 x 400, dislivello 10 mt, fanno 1,6 milioni di metri cubi.

Una rapida ricerca ne ha evidenziate oltre 500, lungo il percorso dei corsi d’acqua in questione, alcune decisamente più grandi; quelle più piccole non sono comprese nelle 522 individuate. I doverosi sopralluoghi potrebbero ridurle alla metà, ma il lavoro è servito a capire che ne sarebbero state sufficienti 219, a contenere i 350 milioni di metri cubi d’acqua precipitati (219 x 1,6 milioni = 350,4 milioni).

L’attuale valore di mercato di quella tipologia di terreni è all’incirca di 3.000 Euro/ettaro, e il mercato è fermo (domanda scarsissima); vengono affittati per 120-150 Euro/anno/ettaro.

Senza ricorrere a procedure di esproprio (pur possibili) con una spesa di 50-60.000 euro lo Stato (o la Regione) potrebbe acquisire un’area tipo (tanto per intendersi, un invaso da 1,6 milioni di metri cubi, o che comunque potrebbe diventare tale, con opportuni lavori). 60.000 x 219 = 13.140.000

A questo punto della ricerca, ho chiesto a chi di lavori del genere li fa da tre generazioni, quali sono i costi per far diventare una risorsa naturale di quel tipo una grande cisterna.

La risposta: "Di massima: lavori di chiusura artificiale delle falle naturali; eventuali canali di collegamento e paratoie motorizzate efficienti, governabili da remoto ed in tempo assolutamente reale; la quota (per un sistema di 200 invasi) del sistema centralizzato (ovviamente remoto) di comando apertura/chiusura paratoie; tenendosi larghi,  a condizione che tutti i problemi burocratici siano di competenza del Committente, un lavoro del genere sarebbe un buon affare a 500.000 Euro ogni invaso. 100 milioni di lavori li sbrigo in un anno, massimo un anno e mezzo, se ho le autorizzazioni ed i terreni a disposizione."

Ho chiesto, alla stessa persona, quanto costerebbe la progettazione iniziale di tutto il sistema.

La risposta: “Se la facessimo noi, sarebbero sufficienti 500-600.000 euro, ma non è possibile. La progettazione dell’intervento compete il Committente, che, su quella base, deve redigere la gara d’appalto. Poi c’è il fatto che quando il Committente è una Pubblica Amministrazione tutto costa il doppio. Diciamo che tra Progettazione e Direzione lavori il Committente potrà spendere 1 milione di euro. Non più.”

Poi ha aggiunto: “Non mi hai chiesto, ma è bene che tu lo metta in conto, i costi di manutenzione e di tenuta in opera del sistema. Si deve costituire una Unità Operativa dedicata (magari parte di ARPAE?), per la manutenzione del sistema, il monitoraggio e la gestione del sistema nel momento della calamità. Ho fatto due conti. Con un paio di milioni l’anno si paga ampiamente tutto, anche a tariffe PA.

Tengo per me i commenti sulla qualità dei politici attuali. Tutti, nessuno escluso. Un abbraccio. ”

 

Ho cercato di riassumere la quantità di documenti ricevuti in risposta alle mie domande ai vari amici coinvolti.

Come dichiarato in premessa, sono consapevole della mia qualità, sartriana, di eterno apprendista.

Spero di non avervi tediato. Buon tutto a tutti.


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