DI ZA-KO-YEA, UN INDIANO D’AMERICA CHE SPOSÒ UNA RAGAZZA UMBRA, DI STORIA E CULTURA DEGLI IROCHESI, E DI CAPO SEATTLE


 

Tale John LaLonde (nome indiano Za-ko-yea) di origine Cayuga (una delle tribù irochesi), arrivò,  nei primissimi anni del '900, da Cayuga (villaggio della Contea di Haldimand, Ontario, Canada), a Scranton, Pennsylvania, USA, alla ricerca delle sue radici, perché i suoi antenati, poche generazioni prima di lui, avevano, per secoli, forse millenni, vissuto da quelle parti. Disponeva di una piccola somma di denaro, e della promessa che altri piccoli aiuti sarebbero arrivati, per tre anni, dalla sua tribù; quella che oggi chiameremmo una borsa di studio.

A Scranton conobbe, si innamorò e sposò, tale Evelina, figlia di immigrati italiani umbri, ivi giunti da pochi anni per lavorare nelle miniere di carbone antracite.

In ossequio all'impegno preso con la sua Comunità, oltre al lavoro di bookkeeper (contabile) in una compagnia mineraria locale, frequentava la Penn State Scranton Library (la biblioteca universitaria) e la Free Library of Philadelphia (allora una specie di sportello della Library of Congress di Washington), ad un centinaio di miglia da Scranton, che raggiungeva in treno, quando poteva prendersi un giorno libero da aggiungere alla domenica.

Gli studi di Za-ko-yea sulla storia degli irokesi e degli indiani d’America sono stati preziosi per raccontare una Storia di cui altrimenti si sarebbe perduta traccia.

Ebbi la ventura, negli anni ’70 del secolo (e millennio) scorso, di conoscere il nipote di Za-ko-yea, l’ottimo John John LaLonde, fitoterapista (medico che cura utilizzando anche piante medicinali), gestore di un herbalist’s shop  (una erboristeria), cultore dello sciamanesimo degli indiani d’America, e di aver accesso ad alcuni di quei testi. Uno, intitolato Chief Seathl's Testament (Il Testamento di Capo Seattle), mi stregò fin dalle prime righe.

The Great Chief Sends Word that he wishes to buy our land.

The Great Chief also sends words of friendship and goodwill.

This is kind of him, since we know he has little need of our friendship in return.

But we will consider your offer, for we know that if we do not sell, the white man may come with guns and take our land.

 

Il Grande Capo ci fa sapere che desidera comperare la nostra terra,

Il Grande Capo ci invia anche parole di amicizia e di buona volontà,

È gentile da parte sua, poiché sappiamo che egli ha poco bisogno della nostra amicizia, in cambio.

Ma prenderemo in considerazione la vostra offerta, poiché sappiamo che, se non vendiamo, l’uomo bianco può venire con i fucili, a prendersi la nostra terra.


Fui preso dal furore di tradurre in italiano tutti quei testi, a cominciare da Il Testamento di Capo Seattle. Così feci. Lo trovate qui.

Feci altrettanto con la Storia degli Irochesi; mi sembrò un tributo dovuto a Za-ko-yea e agli irochesi, oltre che alla Storia. Ne estrassi un riassunto, un compendio, un bignamino: La Storia degli Irochesi. La trovate qui. 

Con John John, il nipote di John LaLonde e di Evelina Biancarelli, ci sentiamo, ogni tanto. Gode di buona fama, nella sua città, sia come medico che come erborista. 

John John è un buon conoscitore di Storia dello sciamanesimo, e sa di cose sacre e di guarigioni tradizionali. Ovviamente cura secondo la scienza contemporanea. Ha conseguito un Master of Science in Medicinal Herbalism (M.Sc.) al Kingdom College Of Natural Health di Humble, Houston, Texas. 

Per quanto concerne la religione, è considerato, dalla sua gente, quasi un sacerdote;  ma non come noi consideriamo i nostri -intermediari tra noi e le divine cose- , ma piuttosto come un saggio, che dispensa consigli, quando richiesti. Che parla della Natura, degli animali e dei loro comportamenti. Che interpreta sogni come l'uomo del banco lotto, ma sorridendo e dicendo che non bisogna crederci. Che mostra amuleti della sua bellissima collezione, e ti spiega a cosa la gente un tempo pensava che servissero. 

In occasione del battesimo della mia terza figlia, sia Giovanni Paolo II° che John John inviarono la loro benedizione. Sua Santità una pergamena, e John John, insieme ai suoi auguri, due amuleti: una piuma di falco e un osso, che se non ricordo male è un acchiappasogni

I doni dei due uomini di religione sono incorniciati ed appesi in camera di Giulia (mia figlia), che mi disse, un giorno (a 12-13 anni, ora ne ha 19): ‘Il Sacro ed il profano!’.

‘No -corressi- è tutto Sacro. Sono solo due modi diversi di vedere e raccontare la stessa cosa: la grandezza del Creatore’

 

 

 

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